San Jeiunio compatrono di Gerace

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LE RECENSIONI di MARIA FRANCO*

San Jeiunio compatrono di Gerace, di Lina Furfaro

MARIA FRANCO Pubblicato: Sabato, 09 Marzo 2019 su ZUUMSUD.IT

C’è un piccolo monastero in Calabria dove abita un’unica suora. Il corpo raccolto, le mani che si muovono leggere, il tono dolce e le parole precise, un’eccezionale luminosità nello sguardo, suor Mirella, già moglie, madre e nonna, un passato di docente alla Sorbona, un presente da eremita, si dedica alla lavorazione delle icone. Con i tanti che la vanno a trovare per un conforto o un confronto, fa rivivere la chiesetta di Monserrato, a Gerace. Il suo sogno è quello di «far germogliare un ramo nuovo dalla vecchia radice», recuperando quel rito greco in cui la parte ionica del reggino si è lungamente identificata, prima che il rito latino, a metà del Quattrocento, diventasse la sua unica tradizione religiosa. L’ho conosciuta qualche anno fa ed è al suo sorriso solare, quasi una manifestazione della vitalità della corrente spirituale greca che continua a contrassegnare la Calabria, che ho ripensato leggendo San Jeiunio compatrono di Gerace, un piccolo saggio di Lina Furfaro, recentemente pubblicato da Bibliotheka.

«La Calabria nel VI secolo d. C., a seguito della guerra greco-gotica, e ancora di più a seguito della riforma di Eraclio e di Leone III Isaurico, divenne una regione greca impregnandosi di usanze e cultura tanto da lasciare tracce tra il popolo e il suo ambiente geografico, ricchezze sotto forma di arte, costumi, religiosità. Giunse così in Calabria la tradizione del monachesimo greco che poi, intorno all’anno 1000, vide una grande diffusione: monaci giungevano dall’Oriente ma anche dalla Sicilia e altri nascevano in loco, rispondendo alla vocazione, ritirandosi in monasteri e spesso cercando eremi, vere e proprie grotte. Tra questi monaci viene annoverato San Jeiunio di Gerace»

Nato intorno al 950 da famiglia benestante, Giovanni Tripane entra nel monastero di San Filippo d’Argirò, a Gerace, dove «gran parte della giornata era dedicata alla trascrizione delle opere dei Padri della Chiesa, dei libri liturgici, della vita dei santi; altra parte del giorno era dedicata alla meditazione, alla preghiera (…), alla lettura, alla memorizzazione dei salmi.» Presto, però, per un’esigenza di radicale perfezione, si ritira in una grotta, da identificare, molto probabilmente, con una spelonca in contrada Ropolà; a nord di Gerace. Dedito alla preghiera e alla penitenza divenne noto con il soprannome di Jeiunio, ovvero “digiuno”

«Chi per qualche motivo si avvicinava alla caverna di pietra era restio a distoglierlo dal suo mondo interiore e lo osservava un attimo prima di chiamarlo, prima di entrare: genuflesso, avvolto nel suo logoro mantello, pareva il tutore del silenzio, un essere in estasi, più spirito che corpo, un tutt’uno col suo ambiente circostante.»

Come scrive Giacomo Maria Oliva nella prefazione «l’idea di scrivere su San Jeiunio è stata geniale e al tempo stesso doverosa. Geniale perché, a tutt’oggi, non esiste una pubblicazione che abbia affrontato la vita e le opere di questo santo, né era stata tentata una ricerca specifica. Doverosa perché, essendo San Jeiunio uno dei quattro protettori della città, con l’Immacolata, patrona principale, da molto tempo la sua memoria si era così affievolita che appena si conosceva il nome.»

Lina Furfaro, San Jeiunio compatrono di Gerace, Bibliotheka, euro 10

*Maria Franco è docente nell’Ist. Penale Minorile di Nisida Na; Cavaliere al merito della Repubblica (pres. Napolitano); vincitrice dell’Italian Teacher Prize (2017)

http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/105301-le-recensioni-di-maria-franco-san-jeiunio-compatrono-di-gerace-di-lina-furfaro

ILQUOTIDIANODELSUD articolo del 28 agosto 2021

SAN JEIUNIO, COMPATRONO DI GERACE: FIGURA DI UN SANTO DIMENTICATO

L’ho letto d’un fiato stanotte, questo libro edito da Bibliotheka, immergendomi in un passato fatto di Fede allo stato essenziale, quello di chi viveva di preghiera e meditazione, che saliva a contatto con l’Altissimo semplicemente annullando se stesso, in un silenzio fatto di totale coinvolgimento.

Sto parlando di un religioso che si riallaccia ad antiche tradizioni risalenti al Monachesimo greco diffusosi nel Sud d’Italia, in Calabria, intorno all’anno Mille: San Jeiunio di Gerace.

Un riemergere dal nulla: l’autrice dell’opera storiografica, Lina Furfaro, deve alla sua tenace costanza di ricercatrice la scoperta, la conferma, la ricostruzione documentaria della vita, o meglio com’ella stessa precisa, della testimonianza, di questo asceta digiunatore ( da qui il suo nome, San Digiuno o San Giovanni Digiunatore): da tempo la grotta nella quale Egli pregava, situata tra le colline di Gerace, era ormai coperta di rovi, rifugio di pastori e di greggi.

Vissuto intorno all’anno Mille, geracese, venerato il 25 o il 28 di maggio, del santo si ha memoria per un supposto passaggio a un monastero fondato nei pressi della grotta eremitica che si trova in Contrada Ropolà, monastero del quale si hanno notizie solo fino al XVI secolo; a San Jeiunio si attribuiscono proprietà salvifiche contro il fuoco e le scottature.

Una ricca bibliografia dalla quale sono tratte le fonti, dimostra il lavoro certosino svolto dall’autrice, il tempo trascorso sfogliando polverosi libri – alcuni nella Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata, Abbazia di San Nilo – indagando sulla figura del monaco digiunatore: la sua ricerca spazia dagli studi sulla Calabria bizantina con riferimento ai Santi italogreci, alla Cronistoria della Diocesi di Gerace, ricostruendo – con le opere degli studiosi locali del passato o contemporanei come Giacomo Maria Oliva e la guida del Professor Enzo D’Agostino – , le minuscole tessere di un mosaico che rischiava di svanire, fagocitato dal tempo. Preziosa la collaborazione di Lucia Cusato alla quale si deve l’originalità dell’idea e l’incoraggiamento alla ricerca.

Interessante la documentazione iconografica e documentaria in appendice.

Un’opera che per la Comunità di Gerace – città nella quale nel 1992, dopo tanti secoli è stata riaperto il culto nella chiesa di San Giovannello con il rito greco ortodosso – sarà senz’altro prezioso riferimento alle comuni origini spirituali e culturali tramandate nel tempo.         Rita Gatta

marzo 2019 https://www.controluce.it/notizie/san-jeiunio-compatrono-di-gerace-figura-di-un-santo-dimenticato/