Testimone l’orizzonte

 

Dati generali del libro:MariaGiovina Russo

Titolo: Testimone l’orizzonte

Autrici: Lina Furfaro, Rita Gatta

Data di pubblicazione:  2015

Casa editrice: Falco Editore (CS)

Pagine: 480

Prezzo euro 16,50

 

Il libro: Romanzo storico ambientato ai Castelli Romani, in particolare a Rocca di Papa. La trama ruota intorno alla figura di una donna e abbraccia un periodo che va dal 1830  al 1960 circa, legandosi ai principali avvenimenti realmente accaduti, durante l’arco temporale trattato. Documenti d’archivio, usi e costumi, espressioni tipiche dialettali, tradizioni del territorio sono le basi sulle quali si è costruito il tessuto della narrazione. Il racconto, introdotto da un prologo iniziale, parte dal rapimento di una neonata concludendosi con un colpo di scena che riavvolge le fila degli eventi. Emergono dal passato numerosi personaggi, figli di quel preciso contesto sociale e storico, con riferimenti all’economia boschiva e agreste della Comarca di Roma , cosí cara, un tempo, agli artisti del Gran Tour. È l’altra faccia della medaglia: a tanta bellezza che la natura offre e che spazia fino all’orizzonte – distaccato testimone di una vita che scorre e si intreccia – fa da contrasto un’ esistenza non facile che coinvolge direttamente e indirettamente la protagonista. E la storia continua il suo corso arrivando dall’Unità d’Italia alla Repubblica, passando per i due grandi conflitti bellici: tutto fa da sfondo all’esperienza di Menichina e di chi le sta vicino, condividendo la sua vita. Corredato di appendice, il romanzo è suddiviso in capitoli che seguono la cronologia delle situazioni e accompagnano i ricordi della donna.

Le Autrici

Castelli di Scrittori

 

 

 

Rosanna Massi, Direttrice Biblioteca e Basc di Frascati:

 

            “Era da qualche anno che le Autrici, Rita Gatta e Lina Furfaro, avevano fatto trapelare che stavano lavorando ad un importante progetto, che comportava una considerevole ricerca archivistica e mano a mano che il tempo passava mostravano un entusiasmo a stento trattenuto e un orgoglio simile a quello che si prova nel vedere un proprio figlio crescere alto e magro e con un quoziente intellettivo superiore alla media.

Chi stava dunque loro vicino aveva subodorato che bolliva in pentola qualcosa di veramente importante e che andava al di là dell’ordinario.

All’inizio di gennaio di quest’anno le due amiche scrittrici hanno annunciato che il parto era finalmente avvenuto e che il neonato era bello come il sole, perfettamente aderente alle loro aspettative.

         Erano veramente soddisfatte di quanto erano riuscite a fare con tanto sudore della fronte – è il caso di dirlo – sia per le impegnative ricerche archivistiche durate qualche anno e sia anche per l’esperimento di trarre, da quelle fonti, un romanzo scritto a quattro mani.

         L’impresa- diciamo la verità – era veramente ardua e per affrontarla ci volevano solo due personalità come le loro: coraggiose, intrepide, ambiziose, capaci e…amiche.

         CORAGGIOSE perché, per pensare di scrivere un romanzo piacevole e scorrevole, adatto a tutti, traendo personaggi e vicende da testimonianze dirette e ricerche d’archivio, ci vuole veramente tanto ma tanto coraggio.

         INTREPIDE perché non hanno avuto paura della fatica, del tempo che richiedeva, delle difficoltà che senz’altro avranno incontrato nel piegare personaggi e vicende storiche alle esigenze narrative.

         AMBIZIOSE perché hanno mirato lontano, hanno voluto tentare un’impresa titanica, quella di raccontare 130 anni di storia di Rocca di Papa, non scrivendo un saggio ma un romanzo, un romanzo per giunta che riuscisse a catturare l’interesse di tutti, attraverso la cura, vorrei dire maniacale, del linguaggio, allo stesso tempo forbito ma accessibile veramente a tutti.

         CAPACI perché se non erano scrittrici molto valide, esperte sia nella scrittura narrativa che nella manipolazione degli archivi, non avrebbero neppure potuto pensarla un’impresa del genere.

E PER ULTIMO….AMICHE. Rita Gatta, nella presentazione avvenuta nell’aula consiliare di Rocca di Papa, ha esordito dicendo che questo libro nasce, prima di tutto da un’amicizia.

     Quest’affermazione mi ha profondamente colpito e commosso.

Come sappiamo bene, l’amicizia è oggetto di tante parole, ma alla fine poco si pratica.

Le nostre due scrittrici, insegnanti tutte e due, condividono l’amore per i bambini, per la scrittura ed anche per gli archivi, che entrambe sono use frequentare.

Nemmeno un matrimonio riesce così bene assortito!

Con queste premesse hanno potuto tuffarsi con successo in un’avventura così ardua.

     Le Autrici hanno messo a segno degli obiettivi molto importanti.

Naturalmente, come si deduce dalla accurata bibliografia di cui è corredato il testo, esistono diversi libri sulla storia di Rocca di Papa ed anche su alcuni dei suoi usi e costumi (si vedano in particolare, per le tradizioni popolari, i libri di M. Pia Santangeli: Rocca di Papa al tempo della crespigna e dei sugamele. Usanze, lavori, racconti del focolare, canti, proverbi, medicamenti popolari degli anni ’20;  Boscaioli e carbonai nei castelli romani e streghe, spiriti e folletti nei castelli romani.

Altri libri ci sono sulla storia ed altri ancora sulle particolarità linguistiche rocchigiane, ma in questo libro le Autrici, come detto più volt, hanno mirato in alto volendo ricostruire la storia di Rocca di Papa in un arco temporale molto esteso, dal 1830 al 1960, collocandola all’interno delle vicende storiche nazionali.

Tutto questo, nella forma del romanzo storico che è, non dimentichiamolo, la forma espressiva scelta da Alessandro Manzoni per i suoi “Promessi sposi”.

 

         Notevole è stata la scelta di far rivivere personaggi e vicende che hanno lasciato traccia negli archivi, facendo così rivivere, anche, in modo molto “plastico”, scenari sociali, economici e di costume, a vantaggio delle presenti e future generazioni.

Il libro ha dunque un esplicito valore antropologico, rafforzato dal frequente intercalare in dialetto rocchegiano, che accresce in maniera significativa la leggerezza e gradevolezza della lettura.

 

Molte cose ancora ci sarebbero da dire, ma non volendo dilungarmi di più perché sono convinta che più che parlare sul libro, occorre che questo sia letto, concludo sottolineando che Rita Gatta e Lina Furfaro sono due scrittrice mature, non certo per l’età anagrafica ma per la competenza letteraria acquisita e danno lustro all’Archivio Scrittori Castelli Romani che, come sapete, è il fondo bibliografico che raccoglie le opere degli autori nati o residenti in uno dei Comuni dei Castelli Romani.

Rosanna Massi

Direttrice BASC Frascati

 

 

LIBRIAMOCIASCUOLA

 TESTIMONE L’ORIZZONTE     ENTRA    NELLE    SCUOLE      DEI CASTELLI ROMANI:

     PRESENTAZIONE     CON    IL   PROGETTO 

L I B R I A M O C I     ISTITUTO COMPRENSIVO “PRIMO LEVI” FRATTOCCHIE MARINO

http://www.libriamociascuola.it/sl/libriamoci/4-appuntamenti.html

 

Marino – ‘Testimone l’orizzonte’ di Rita Gatta e Lina Furfaro letto agli studenti. La storia di Rocca di Papa ‘fa scuola’

 

 

Musiche di Paolo Valbonesi

Castelli di Scrittori – Testimone l’orizzonte

 

 

 

 

 

 

 

 

“Testimone l’orizzonte”  Falco editore

(recensione del prof. DS Costanzo Conte)

     Sin dalla lettura delle prime pagine di “Testimone l’orizzonte” appare chiaro che il respiro narrativo di quest’opera non può essere imbrigliato in indirizzi classici scolasticamente standardizzati. La complessità e varietà strutturale del lavoro obbliga il lettore a delle “pause” di verifica percettiva dell’incedere degli eventi calati in spazi e tempi precisi sia sul piano storico che su quello delle emozioni.

Chi si riconosce “familiare” a quelle immagini chiare e sempre ricche di proposte e di approfondimenti, per la sua appartenenza anagrafica agli ambienti e agli eventi, viene investito da un sussurro evocativo che spinge a “collocarsi”, a “reinventarsi” parte attrice di essi: le sue radici, la storia sua e delle sue generazioni remote e recenti, fanno presto a ridisegnare profili, figure, spazi, colori, sapori che non hanno mai smesso di bussare alle memorie: sono scritte nelle storie personali, vestono momenti e comportamenti quotidiani che riempiono, giorno dopo giorno la propria e altrui quotidianità. I messaggi dialettali sfuggono alle traduzioni e alle esegesi dei critici di professione: essi non fanno parte delle grammatiche e delle sintassi dei cosiddetti ” linguaggi evoluti”, ufficiali, parlati da tutti gli scolarizzati; ma questi non hanno la stessa poesia e lo stesso calore di quella comunicazione che nasce dalle cadute di tono, dalle inflessioni, dai registri irregolari, dai rapporti della voce con la “teatralità” della relazione comunicativa.

Chi, appartenendo e vivendo in spazi e ambienti “diversi” da quelli scelti dalle Autrici Gatta e Furfaro, si accinge a calarsi nello scorrere di tempi e vicende centenarie, ben presto viene catturato per “analogia” o traccia empatica nei “quadri pittorici” di Menichina. Sente il bisogno di ricostruire, attraverso le cosiddette “grandi vicende” della Storia Italiana, il tessuto di altre storie e di altri eventi comunque familiari, anche se di diverso colore e sapore esistenziale.

La coralità, il protagonismo espresso da vicende che hanno caratterizzato la fortuna o la sfortuna di personaggi raffigurati in quadri dal dinamismo sorprendente, la ricchezza delle descrizioni che del “particolare” e del dettaglio si servono per delineare contorni di ampio respiro, l’articolato scambio dell’uso del dialetto con registri comunicativi di pregio, tutti insieme denunciano la coerenza, la correttezza del discorso e dell’immagine che è propria di opere di particolare valore e prestigio letterario.

COSTANZO CONTE

 

   Link BASC   http://www.basc.it/index.php?p=scrittori/scrittori

 

Adeia Grottaferrata

LIBRERIA ADEIA – GROTTAFERRATA RM

 

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Foto di Maria Giovina Russo – BASC Frascati

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Foto di Maria Giovina Russo – Frascati

 

 

 

CARMELITA TRIPODI artista, scenografa e pittrice, figlia e nipote di pittori e scultori.


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ROCCA DI PAPA / Eventi – Un’aula consiliare strapiena ha accolto ieri la presentazione del libro “Testimone l’orizzonte” delle due insegnanti Rita Gatta e Lina Furfaro. In tanti sono accorsi all’evento culturale che ha visto nuovamente protagoniste due autrici che Rocca di Papa, chi per nascita, chi per adozione, conosce e apprezza nel profondo.

Stavolta insieme, le due scrittrici, hanno dato vita a un romanzo che racconta con straordinaria profondità la comunità di Rocca di Papa negli anni che vanno dal 1830 al 1960, affrontando con dovizia di particolari gli avvenimenti storici che si sono via via susseguiti (LEGGI LA RECENSIONE DEL LIBRO).testimone l'orizzonte 2

Sono state entrambe le autrici ad alternarsi alla lettura di alcune pagine del libro “Testimone l’orizzonte”, aiutate anche da Alfredo Piacentini, per proiettare subito i presenti all’interno della storia, che è poi la storia di tutti, dove fantasia e dato storico si fondono, e tutto ruota attorno alla figura dell’anziana Menichina e ai suoi ricordi di bambina.

All’evento, moderato da Maria Rita Panci, ha preso parte il professore all’Università Roma Tre, Carlo Felice Casula, che ha delineato i tratti salienti del libro, elogiandone il grande lavoro di ricerca finalizzato a mantenere viva la memoria.  La voce e la chitarra di Paolo Valbonesi ha contribuito ad impreziosire l’appuntamento culturale.

A portare i saluti del sindaco Pasquale Boccia è intervenuto l’assessore Silvia Marika Sciamplicotti, che ha voluto ricordare, anche alla luce del recente riconoscimento ottenuto dal suo Laboratorio Centro Storico dall’associazione Città per la Fraternità,  l’importante ruolo della cultura come legante di  una comunità. “Se oggi c’è così tanta gente significa che è proprio dalla cultura che dobbiamo ripartire, perché tramite essa riusciamo ad apprezzare le cose belle, affrontare le difficoltà e a creare momenti di condivisione di cui una comunità ha profondamente bisogno”.

 

Frascati Testimone l’orizzonte presentazione dello storico Ugo Onorati

 


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Biblioteca Comunale ‘Luigi Porcari’ – Via Francesco Giacci, 3 -F.to di Maria Giovina Russo


“Testimone l’orizzonte”   –  recensione di Natale Sciara

da “Controluce”  – Rivista dei Castelli Romani e Prenestini 10 SETTEMBRE 2018    http://www.controluce.it/notizie/testimone-lorizzonte-recensione-natale-sciara/

“Testimone l’orizzonte “ è il romanzo storico che Rita Gatta, poetessa e autrice di Rocca di Papa e Lina Furfaro calabrese, ma da diversi anni residente a Ciampino e con l’attivo altri due romanzi – uno dei quali in particolare di carattere storico- legati alla sua terra di origine, ci hanno voluto regalare, impreziosendo la biblioteca di un romanzo importante nel quadro della letteratura legata ai Colli Albani.

Un romanzo poderoso di ben 450 pagine, corredato di appendice, ambientato a Rocca di Papa, ma che ha come scenario i Castelli Romani con i loro riflessi culturali.

Il lungo racconto abbraccia un arco di tempo di ben 130 anni pieno di fermenti sociali e storici, sia a livello locale, come ho detto, ma anche nazionale.

È il costume di vita della gente comune, le loro abitudini legate al contesto ambientale che vengono descritti, e con essi, i luoghi che condizionano la vita delle persone, il loro carattere, i loro comportamenti, la loro lingua.

In un tempo come il nostro nel quale la tecnica ci ha spinto a vivere in una dimensione interplanetaria, gli echi del mondo di ieri ci permettono di riflettere sulla natura umana ponendoci inquietanti interrogativi sul nostro futuro legato all’intreccio di culture. Un romanzo davvero notevole questo delle due maestre che hanno voluto suggellare la loro amicizia nata tra le mura di una scuola e proseguita attraverso i loro interessi culturali.

Un’opera preziosa non soltanto per l’area dei Colli Albani, perché il suo respiro varca i confini del locale per investire la sfera nazionale.

Per chi come me vive a Ciampino ormai da molti decenni venendo da altre parti d’Italia ed avendo vissuto in diverse città ed in contesti ambientali di diverso tipo e perlopiù in decenni di grandi trasformazioni sociali e che nel tempo ha assorbito gli echi della cultura dei Castelli Romani – che tra l’altro ho frequentato molto, ed avendo anche letto molti libri di autori legati al territorio dei Colli Albani – è stata una lettura di grande importanza, direi per tanti versi fondamentale, perché in qualche modo riassuntiva di tutta una cultura castellana almeno in certi aspetti fondamentali. Quella che si propone infatti, è una riflessione di carattere antropologico sulla natura umana e le sue esigenze in rapporto ai luoghi nei quali ogni essere umano è chiamato a realizzare un proprio destino esistenziale.

Il tempo tutto trascina con sé e trasforma luoghi e persone in un destino storico che trascende ogni avvenimento al di sopra dell’operare umano espressione di singole volontà. È la vita che scorre nella sua imprevedibilità che si sente pulsare in quest’opera di grande respiro storico, un’opera in qualche modo nostalgica di un tempo per così dire pre-pasoliniano, prima dell’avvento della società dei consumi e delle pervasività  della tecnologia esasperata. Infatti la narrazione si ferma agli inizi degli anni ’60.  E c’è da riflettere paragonando quella società e quel modo di vivere con ciò che è avvenuto successivamente  investendo anche l’attualità con gli interrogativi che porta con sé intorno al futuro.

È l’Italia di ieri statica, arcaica e agreste che viene rappresentata, le abitudini di vita derivate dal forte legame con il territorio il quale è fonte di sostentamento.

È la vita di un paese dei Colli Albani che viene descritta, un paese posto in un contesto geografico dove il bosco lo caratterizza offrendo la possibilità di provvedere al sostentamento di molte persone. Boscaioli, carbonai, vignaioli sono le attività più diffuse, ma poi nel borgo sono presenti anche gli artigiani che praticano mestieri tradizionali, quali il falegname, il barbiere, il maniscalco, l’alimentarista ecc. come pure spiccano le figure del sindaco, del prete, il farmacista, il maresciallo dei carabinieri. E sullo sfondo la presenza della famiglia aristocratica dei Colonna padroni dei terreni.

Molti coltivano l’orto, e le mucche, l’asino e il cavallo sono gli animali che alleviano le fatiche degli essere umani. Nella zona è molto diffusa anche la caccia, come pure le raccolte dei funghi e castagne. La vita dei più si svolge nei campi e nei boschi e poi la sera, dopo una dura giornata di lavoro all’osteria, dove si alza il gomito ed alcuni divengono anche rissosi.

È una vita grama quella che si conduce nel paese, una vita che scorre di generazione in generazione anche con fatti delittuosi e contrassegnata da nascite, malattie e morti che portano con sé gioie e dolori, e con essi il senso della precarietà del vivere.

La carità e la solidarietà di gruppo, però, sono molto sentite, come pure il senso religioso, alimentato dalla casualità degli eventi drammatici che investono il destino dei singoli individui. E poi ci sono le calamità naturali come i terremoti, come pure le guerre e i mutamenti politici che coinvolgono anche i luoghi periferici.

Nella descrizione delle abitudini di vita della comunità non vengono trascurati neppure i giochi più diffusi quali le carte, la morra, la passatella, il carachè, il gioco del cacio.

Un’opera, “Testimone l’orizzonte”, che ricostruisce minuziosamente l’esistenza di una comunità umana con tutte le istanze ed esigenze di vario ordine umano.

Natale Sciara

 


Recensione di   Maria Pia Santangeli

Rivista storica “Castelli Romani”

Testimone l'orizzonte rivista Castelli Romani 2016 n.3

 

 


 

 


 

 

 

 

Articolo di Armando Guidoni su Controluce.it  Rivista dei Castelli Romani e Prenestini

Un viaggio lungo 130 anni