Giuditta Levato, la contadina di Calabricata

NON ESISTEVA UN LIBRO SU GIUDITTA. QUESTO E’ IL PRIMO SU QUESTA GIOVANE DONNA UCCISA DURANTE LA LOTTA DEI CONTADINI PER LA TERRA ABBANDONATA.

E’ UNA BIOGRAFIA ROMANZATA CHE HA SUSCITATO INTERESSE NEGLI AMBIENTI CULTURALI COMPRESE LE SCUOLE MEDIE E SUPERIORI.

PRIMA EDIZIONE 2012 – TERZA EDIZIONE 2021

LA TERZA EDIZIONE DEL LIBRO CONTIENE
LA TESTIMONIANZA DI ANTONIO SERVINO,
ALLORA BAMBINO CHE,
SENTITO LO SPARO è CORSO SUL LUOGO DEL DELITTO,
COME TUTTI GLI ALTRI ALUNNI DELLA SCUOLA.

Giuditta Levato

Dati generali del libro

Titolo: Giuditta Levato – La contadina di Calabricata

Casa editrice: Falco Editore CS

Data di pubblicazione: 2012 (I edizione)

Pagine: 198

Costo: 13.00 €

Il libro- Biografia romanzata di Giuditta Levato (Calabricata di Albi CZ 18.08.1915 – Cz 30.11.1946): una donna calabrese vissuta in un’Italia che usciva dalla Prima Guerra mondiale. Giuditta, vittima durante una protesta per la terra.

PREMIO ARTISTICO LETTERARIO INTERNAZIONALE “ANTONIO PROVIERO” CITTA’ DI TRENTA CS
SEZ. E ” LIBRO EDITO” PRIMA CLASSIFICATA
Lina Furfaro con Giuditta Levato. La contadina di Calabricata.

    

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Giuditta Levato. La contadina di Calabricata Realismo e umanesimo nel romanzo di Lina Furfaro

di Francesco Dell’Apa – Relatore Biblioteca “Sala Crociera” – Collegio Romano – Ministero della Cultura- Roma

http://www.literary.it/dati/literary/d/dellapa/giuditta_levato.html

La lettura del romanzo Giuditta Levato La contadina di Calabricataha rappresenta un utile contributo per riandare con la memoria agli anni della infanzia, perché come scrisse Cesare Pavese nel Diario “Il mestiere di vivere”: Tutte le passioni passano e si spengono tranne le più antiche, quelle dell’infanzia”. Come su un grande schermo è passato il periodo postbellico di una Italia, prostrata e affamata, durante il quale si assistette in alcune aree del profondo Sud alle lotte dei contadini contro gli agrari per avere la terra da coltivare e rendere meno afflitta la vita familiare; contadini sfruttati e ancora di più immiseriti da una borghesia, avida e violenta, e da una tradizione feudale di marchesi e principi. Era un proletariato che si dibatteva in una povertà immensa e senza limiti le cui famiglie vivevano in abitazioni povere e malsane in una promiscuità di persone e animali. La guerra aveva ancora di più immiserita e resa penosa la vita dei contadini così che essi prendendo forza sia dal loro stato di estrema indigenza sia dai Decreti del ministro Fausto Gullo, con la concessione delle terre incolte ai contadini organizzati in cooperative, si ribellarono. Anche molte donne fecero parte della lega contadina e tra queste per necessità e fervore si distinse Giuditta Levato. Il movimento contadino potè organizzarsi e non solo contadini ma anche artigiani e nullatenenti presero parte alla protesta e all’occupazione della terra.                               Il 28 ottobre del 1946 a Calabricata Giuditta Levato, madre di due figli e in stato di avanzata gravidanza, partecipa alla sollevazione e durante aspri scontri – gli agrari avevano reclutato uomini pagati per reprimere il movimento – viene ferita gravemente da un colpo di fucile e muore in ospedale. Questo, in sintesi, è il prodromo da cui si dipanerà il romanzo. Non storiografia perché la storia bisogna lasciarla agli storici. Lina Furfaro nondimeno con tenace acribìa ha fatto un lavoro certosino nella ricerca delle fonti storiche, per dare forma e contenuto a un racconto che avesse solide basi; nello stesso tempo la sua origine calabrese le ha consentito di calarsi con empatia in una realtà vera e non soltanto immaginata.                                                                                                                              Il romanzo ha una architettura a spirale e la storia, raccontata con dovizia di particolari, si dipana in un clima sempre più incalzante di avvenimenti che segnano l’esistenza della protagonista Giuditta Levato sino all’evento tragico della sua morte. L’incipit del testo ha una pacata cadenza poetica e un forte impatto di crudo realismo, prevale la descrizione immediata e rapida dove l’immagine diviene pensiero e la parola testimonianza: Un gruppetto di case appollaiate a pochi chilometri dal mare… Questo era Calabricata. L’inizio epigrafico raffigura in modo mirabile il palcoscenico naturale dove si svolgono quasi tutte le azioni e si consuma il dramma della quotidianità dei personaggi, tutti ben caratterizzati e con un ruolo preciso nell’economia del romanzo. Appropriata appare, quindi, la frase di Ada Negri, messa in esergo, che felicemente si inserisce nel contesto narrativo: Io non ho nome / Io sono la rozza figlia / dell’umida stamberga; / plebe trista e dannata è la mia famiglia, / ma un’indomita fiamma in me s’alberga, essa non poteva meglio fotografare le condizioni disumane e di straordinaria dignità delle famiglie contadine, in cui però albergava una “indomita fiamma” segno di profonda coscienza morale e di grande fede religiosa o laica. Lina Furfaro attraverso una fitta rete di temi e di situazioni dimostra notevole capacità di scrittura nella rappresentazione oggettiva di figure concrete e di personaggi che attestano tutto il valore e l’intensità dell’opera. Emerge una situazione sociale insostenibile e in una siffatta realtà greve vengono colti comportamenti umani di amore e di amicizia dove non domina l’egoismo o la prepotenza bensì la solidarietà tra le persone in ogni manifestazione di vita quotidiana.                                                                                                                        I temi della povertà della terra di Calabria li troviamo bene descritti nelle opere di famosi scrittori: Chi non ricorda Corrado Alvaro con quel famoso attacco in “Gente d’Aspromonte” : Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte,d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulleacque…” e poi Repaci, Seminara, Strati, Perri, La Cava. La scrittrice, attenta e acuta osservatrice, non si lascia sfuggire la possibilità di sottolineare il sentimento fatalistico nelle azioni dell’uomo, non solo come forma di sottomissione al Divino, da qui una religiosità profondamente sentita, ma pure come retaggio di una pregressa cultura magno-greca che ha lasciato una indelebile impronta. Altro aspetto non secondario nel romanzo è la rappresentazione della natura che ora si manifesta nell’esplosione di colori e di profumi degna delle descrizioni del poeta greco Teocrito ora si dimostra matrigna nel rendere più difficile la vita della gente. I contadini hanno un rapporto panico con essa e l’avvertono immanente alla loro vita come parte del quotidiano.                                                                                            Nella narrazione la figura di Giuditta Levato è sempre presente, passo dopo passo, dall’alfa all’omega e il lettore la sente familiare e vicina. Amore, gioia, dolore, dignità, libertà sono i sentimenti che attraversano la sua vita, pertanto il suo esempio, in un discorso diacronico, può diventare patrimonio comune anche in un tempo come il nostro che cambia vorticosamente in cui l’ipocrisia, la violenza di ogni tipo e la corruzione rendono complicata la vita del cittadino. Il messaggio, dunque, che Giuditta Levato comunica a tutti è quello di non lasciarsi vincere dall’ingiustizia, per paura o viltà, ma lottare per la libertà perché alla fine il bene prevalga sul male.                     Pregio di questo libro, Giuditta Levato con sottotitolo La contadina diCalabricata, composito e ricco di storia, di tradizioni popolari, di riflessioni socio-culturali, di usi e costumi consiste nell’ avere raccontato fatti ed episodi realmente accaduti con un linguaggio chiaro, misurato ma nel contempo concreto. L’intercalare talora del lessico dialettale nei dialoghi o nel riferire motti popolari da bellezza e sostanza al racconto rendendolo vivo e reale. Non vi è nessuna caduta di stile o tentazione retorica. Un libro, quindi, che per i temi trattati deve essere letto nelle scuole perché i ragazzi prendano consapevolezza del divenire della nostra storia per potere esaminare e capire il presente. Lina Furfaro con questo romanzo ha compiuto non solo una suggestiva e lodevole operazione letteraria ma ha contribuito anche con rigore e sensibilità alla divulgazione storica di avvenimenti forse caduti nell’oblio e certamente sconosciuti alle nuove generazioni e per questo motivo gliene va dato il giusto merito.  

                              *Scrittore Vicedirettore                                                                                                                                 della Rivista “I Fiori del Male”                                                                                                                                                              Roma<<<<<<<<<<<<

RECENSIONE  di  Rosario Giocondo: Giuditta Levato – la contadina di Calabricata di Lina Furfaro – Falco Editore.

Un felice connubio tra storia e cronaca ed una straordinaria coerente rappresentazione dei luoghi, dei costumi e delle tradizioni calabresi, sono lo sfondo nel quale Lina Furfaro descrive con geniale semplicità il vile omicidio della protagonista del suo romanzo storico: Giuditta Levato – la contadina di Calabricata.

Siamo nella Calabria contadina nel periodo tra le due guerre mondiali. La povertà dei contadini e dei braccianti agricoli, sfruttati dalle baronie, è aggravata dall’avventura coloniale del duce. Ciò che consente la sopravvivenza della protagonista e dei suoi compaesani è la grande fede religiosa ed i profondi affetti famigliari, nonché una buona dose di ironica incoscienza: i molteplici aneddoti, nel dialetto calabrese ne sono la sincera testimonianza. In tale clima ed in tale ambiente matura il genuino desiderio della protagonista di riscattare se stessa, la sua famiglia e la povera gente del luogo. Nel suo sincero proposito è aiutata e sostenuta da organizzazioni sindacali e politiche locali, nonché dai sopravvenuti decreti Gullo che consentivano l’assegnazione di terre incolte alle cooperative di contadini.

A causa di tali propositi la protagonista del romanzo, la contadina Giuditta, viene colpita mortalmente nel fondo conteso.

Nell’ultima parte del racconto e nell’appendice – testimonianza – Lina Furfaro, in modo neutro, quasi asettico, fornisce gli strumenti, per comprendere come la protagonista del suo romanzo, oltre che vittima dell’avidità del latifondista assistito dai suoi scagnozzi, abbia subito molteplici tradimenti, diversi omicidi post-mortem. Il tradimento della sua fede religiosa da parte del prelato che gli rifiuta la messa funebre, a causa dei drappi rossi dei comunisti che accompagnavano il feretro. Eppure, Pietro, suo marito, nella prima lettera dal fronte le chiede, e lei lo rassicura, di mettere dieci lire alla processione della Madonna perché lo faccia tornare. Un secondo tradimento è quello dei compagni politici. Non solo per la promessa di vendetta non mantenuta, ma ancor più gravemente, il figlio più grande della protagonista morta, un fanciullo, viene estirpato alla sua povertà e al suo ambiente, ma portato a fare lo schiavo dal contadino di Reggio Emilia; Il successivo ravvedimento non modifica la gravità di un fatto scellerato. Infine, il tradimento della magistratura, sempre incapace di fare giustizia al cospetto dei potenti. Nel caso di specie, il signore della terra è stato estromesso dal processo nonostante detenesse illegalmente il fucile, nonostante avesse portato il fucile con la precisa volontà di uccidere e nonostante proprio quel fucile sia stato lo strumento dell’omicidio. Questi tradimenti insegnano al lettore che la storia non è cambiata molto: è veramente raro che religione, politica e giustizia si pongano con la loro attività al servizio del popolo.

Per quanto segnalato il romanzo di Lina proietta la storia nell’attualità: da leggere *****.

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http://www.almcalabria.org/?cat=27

Recensioni di Francesco Santopolo – rivista trimestrale culturale “L’albatros”  n. 1° 2013 (direttore responsabile Agostino Bagnato – Roma).

ottobre 2012

… l’autore «scrivendo crea non soltanto un ideale, impersonale “uomo in generale” ma una implicita versione di “sé stesso”» o il proprio alter ego, per cui «il suo lettore si costruirà inevitabilmente l’immagine dello scrivente ufficiale, che è l’autore implicito, cioè l’autore «ricostruito dal lettore per mezzo della narrazione» (Chatman, l.c.).

…Il romanzo di Lina Furfaro assume valenza emblematica nelle rievocazione di una figura come Giuditta Levato e si carica di valori epici nella ricostruzione del modello economico e del sistema di valori di cui erano espressione i subalterni nella Calabria tradizionale.

Sono passati sessantasei anni dalla morte di Giuditta Levato, questa contadina carismatica che guiderà i braccianti “senza terra” nelle occupazioni di terre incolte e malcoltivate.

Per ricostruire il clima in cui sono maturate le vicende che porteranno alla morte di Giuditta Levato va ricordato che a fine ‘700, nel Regno di Napoli, 113 famiglie possedevano il 61% della terra e 64 enti ecclesiastici ne possiedono il 37% (Woolf, 1973).

In pratica, il 98% della terra era in possesso dei nobili e della manomorta: 15 famiglie possedevano i ¾ delle terre feudali e la sola famiglia Pignatelli possedeva 72 feudi ma le le imposte sui terreni rappresentavano poco meno di 1/5 del carico tributario, mentre tassazioni indirette, gabelle, imposte di consumo e dazi doganali, raggiungevano livelli così alti che chi lavorava la terra pagava in tasse più di chi la possedeva (Woolf, 1973).

Dopo la liquidazione dell’Asse Ecclesiastico e le leggi eversive della feudalità, in Calabria almeno dieci famiglie avevano accumulato proprietà superiori ai ventimila ettari, senza considerare le terre possedute in altre aree (Berlingeri in Basilicata, Barracco in Rhodesia e Brasile).

Il latifondo era dominato dalla rotazione sessennale: maggese, grano, ringrano e tre anni di riposo pascolativo e l’anno di ringrano (quello meno produttivo) veniva dato a terraggeria.

Alla fine della seconda guerra mondiale, si ripresentava quella “fame di terra” che era stata la rivendicazione principale dei giacobini napoletani.

Il movimento contadino, partito nel 1943 con l’occupazione del fondo “Lochicello” di Andali, si concluderà con l’eccidio di Melissa, sarà uno dei momenti alti delle lotte democratiche del dopoguerra e, proprio per questo, contrassegnato da episodi di inaudita: violenza: Portella delle Ginestre, Montescaglioso, Calabricata, Melissa.

Ma se a Portella della Ginestra era stata la mafia a sparare- sia pure per conto degli agrari e con la protezione degli apparati istituzionali- a Melissa è la polizia dello Stato ad usare le armi contro braccianti inermi per difendere il “diritto” di chi aveva usurpato il fondo “Fragalà”, demanio di uso civico.

Per un paradosso della storia, Angelina Mauro, Francesco Nigro e Giovanni Zito, legittimi proprietari in qualità di “cittadini lavoratori manuali della terra”, furono uccisi per sancire il diritto degli usurpatori.

Diverso il destino di Giuditta Levato che muore per mano di Vincenzo Napoli, in circostanze che non furono chiarite durante il processo.

Napoli fu assolto per insufficienza di prove e i giudici espressero “dubbio se fu lui a sparare, dubbio se sparò volontariamente, dubbio se sparò per legittima difesa” (dalla sentenza del 3 agosto 1948. In Furfaro, l. c.)).

È veramente impagabile- se non celasse risvolti drammatici- l’ipotesi della legittima difesa che potrebbe indurci a credere che gli sputi o le minacce possano rendere legittimo l’uso delle armi…”

                                                     Iniziative nelle Scuole di Sellia Marina CZ

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TARGA da parte del COMUNE DI SELLIA MARINA, PROVINCIA DI CATANZARO, REGIONE CALABRIA E CGIL – PREMIO in occasione del Centenario della nascita di Giuditta Levato, contadina di Calabricata:

” Si riconosce a Furfaro Lina, per l’impegno profuso a mantenere viva la memoria delle lotte per il lavoro e dei suoi protagonisti; per aver promosso i valori e le ragioni che accomunano la storia di Giuditta Levato alle attuali battaglie in difesa della terra, delle donne, del lavoro e della legalità” SELLIA MARINA, 18 AGOSTO 2015.

18 AGOSTO 1915 – 18 AGOSTO 2015 – CENTENARIO DELLA NASCITA DI GIUDITTA LEVATO – PREMIATO IL ROMANZO di LINA FURFARO ” Giuditta Levato, la contadina di Calabricata” primo libro dedicato alla donna uccisa nel dopoguerra durante la lotta per le terre abbandonate.

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Ines Sirianni  at  The Ducarelli Podcast   ArtLit Fusion Episode!
Lettura e commento in italiano e in inglese di un episodio del romanzo

“…Pregio di questo libro, Giuditta Levato con sottotitolo La contadina di Calabricata, composito e ricco di storia, di tradizioni popolari, di riflessioni socio-culturali, di usi e costumi consiste nell’ avere raccontato fatti ed episodi realmente accaduti con un linguaggio chiaro, misurato ma nel contempo concreto. L’intercalare talora del lessico dialettale nei dialoghi o nel riferire motti popolari da bellezza e sostanza al racconto rendendolo vivo e reale. Non vi è nessuna caduta di stile o tentazione retorica. Un libro, quindi, che per i temi trattati deve essere letto nelle scuole perché i ragazzi prendano consapevolezza del divenire della nostra storia per potere esaminare e capire il presente. Lina Furfaro con questo romanzo ha compiuto non solo una suggestiva e lodevole operazione letteraria ma ha contribuito anche con rigore e sensibilità alla divulgazione storica di avvenimenti forse caduti nell’oblio e certamente sconosciuti alle nuove generazioni e per questo motivo gliene va dato il giusto merito.”

Dalla presentazione al MiBac  Biblioteca BiASA – Sala della Crociera – Prof.  F.co Dell’Apa.

DAI LETTORI,

COMMENTI, RECENSIONI, ARTICOLI …

https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0Syrhhr6qCiGtcA1oXUejPxDspa84rZ6z3NLhkWUswnn1TytXr8T7Pu5wM5i63tYUl&id=100064560257781&sfnsn=scwspmo&paipv=0&eav=AfYvaQ5wtmzt_xQp3DunYNSiuF574RkmmCHhTsA5SyQS6RfCUB0nJ-zp7rfl485j4GI&_rdr di Arturo Andrea Demetrio – “GIUDITTA LEVATO, la contadina di Calabricata. “Attualità”, è un sostantivo femminile che rispecchia le peculiarità e gli interessi del mondo attuale. Ambiente sociale che sovente, in modo parziario e indirizzato, preconfeziona eroi a popolare perimetri che alcuni vogliono vacui e pieni di lustrini atti ad alimentare la forma a dispetto della sostanza. Attualità, però, è anche un qualcosa che torna e ritorna dal passato, come le idee, gli ideali, gli esempi… Così è stato ieri (9.02.2024), un passato sempre attuale che dovrebbe farci riflettere e comparare… Per capire. Per comprendere.Credo che i presenti, quelli che hanno gremito una Sala delle Muse colma all’inverosimile, si siano sentiti appagati nell’ascoltare le parole della Scrittice Calabrese Lina Furfaro alla presentazione nella nostra città (Aulla n.d.r.) del suo libro dal titolo “Giuditta Levato, la contadina di Calabricata”. Un evento organizzato sapientemente dall’Amministrazione Comunale di Aulla, fortemente voluto dal Sindaco Avv. Roberto Valettini e superbamente introdotto dalla Celeberrima e pluiripremiata Marina Pratici. Un incontro fortuito, quello tra la scrittrice Furfaro e la protagonista Giuditta, uno di quelli che… nulla è per caso! Si “incrociano” durante la presentazione di un altro libro, presso il palazzo “T. Campanella” di Reggio Calabria. L’autrice rimane colpita da un dipinto che campeggia su una parete nel quale viene rappresenta l’uccisione di una Donna incinta. La mente viaggia e la curiosità sorpassa il ragionamento. Si chiede ripetutamente chi sia quella Donna non trovardo nell’immediato concretezza. Poi, un collega (il preside Nino La Rosa n.d.r.), le fornisce un riscontro asserendo come, quella nel quadro, fosse una Donna ferita mortalmente per la rivendicazione di un diritto.Una storia di quelle che ti lasciano in balia di mille emozioni… Una storia di “rimpianto” per il futuro. Come molte non conosciute a tutti. Di rabbia. Di Abbandono. Di Ideali. Di Lotta. Di Rivincita. Nell’attesa costante di una nuova Palingenesi per una terra “promessa” che, in Giuditta, eroina inconsapevole in una storia semplice, trova il suo simbolo caratteriale e la sua forza come spirito di emulazione. Una Donna tenace, in una terra dove gli opposti si attraggono e convivono. Una terra aspra e soave. Meravigliosa e disgraziata. Dove i forti non cadono mai e i deboli si rialzano sempre! Dove ai contadini era proibito coltivare perfino i sogni! Un angolo di Italia dove c’era meno rispetto al niente totale! In quella terra dove a cavallo tra i due conflitti bellici si sviluppa questa vicenda… Contesto di fame… soprusi… diritti agognati e mai percepiti… Qui, dove una giovane mamma e moglie coglie, durante un comizio, l’essenza e la bellezza di parole, in quel contesto storico-sociale, impronunciabili: uguaglianza, equità. Parole che, forse, dalla fine del ‘700 ad oggi, per le Donne, rimangono il punto centrale per l’accessibilità alle stesse al fine di realizzare l’universalismo nella parità dei diritti. Contesto dove la differenza era un limite ancora più marcato e mai un valore. Giuditta da quelle parole rimane affascinanta e attinge la forza per la rivendicazione. Vede una luce differente, nuova, in un mondo buio. Tenta di applicarle quelle parole, usandole per evidenziare il suo diritto di avere un pezzo di pane e di esistere. Per lei, per i suoi figli. E si sente giustificata dalla Stato, perchè questo ad un certo punto glielo riconosce, ma la situazione è aberrante. Alla fame si aggiunge la tracotanza e la gestione latifondista da despota, intrisa da mafiosità e soprusi, di quei pochi signorotti che gestivano il molto di tutti. Lina Furfaro, con questa eccellente opera, fornisce non solo una possibilità a Giuditta Levato di uscire da un anonimato in cui, consapevolmente o inconsapevolmente, era stata relegata, ma le concede un diritto di parola letterario postumo. Il diritto di essere un esempio che va oltre il rifiuto del dominio patriarcale, del subire, dell’umiliazione doppia. Le da la possibilità di comprensione del suo punto di vista, di aprirsi agli altri, di cosa sia la lotta contro la privazione della dignità! Diventa un megafono, l’autrice, dell’urlo inascoltato della protagonista. E noi lettori rimaniamo afoni difronte a questa storia… Ha combattuto per la rivendicazione di un suo diritto confrontandosi obbligatoriante da una posizione differente che le veniva assegnata da quelli che la osteggiavano. Ha battagliato per l’opposizione tra l’ambire ad essere il soggetto di un’emancipazione universale, che si esprime nel linguaggio della rivendicazione di diritti, e l’impossibilità di esserlo, perché il suo posto è stato irrimediabilmente determinato socialmente. Forse, ieri, era in sala con noi Giuditta… A ringraziare colei che le ha dato una seconda vita e la possibilità di far conoscere al prossimo quanto sia potente la forza delle proprie idee. Chissà cosa sarebbe diventata e come avrebbe affrontato la vita il figlio che portava in grembo… Sarebbe diventata curva con le gambe piegate dal peso del suo cuore grande, colmo di felicità, per aver ottenuto qualcosa che le era dovuto… Un colpo di fucile l’ha spenta, ma una penna eccellente l’ha “riaccesa”! Grazie Giuditta…”

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” Buonasera, ho letto il suo libro su Giuditta Levato e mi sono commossa fino alle lacrime! Sono solo una gran lettrice e posso dire che, conoscendo la storia per un legame familiare con la protagonista, l’ho trovato perfetto, nella storia, nella narrazione e nel messaggio toccante che risalta! Bello il ritratto di Giuditta , di quel grande momento e delle situazioni esistenti in quei posti! Grazie! Anche a nome di tutte le donne che hanno lottato per strappare diritti soprattutto al sud!!!  …Non ricordo piu’ il messaggio, e’ passato troppo tempo, ma l’emozione che mi ha regalato il suo libro non la dimentico… Conservo il suo libro in bella vista nella mia libreria, e l’ho regalato a tante amiche, tra cui Celeste e Chiara Ingrao, nel cui libro sulla madre c’e’ un capitolo dedicato a Giuditta, ad una sindacalista e a Fiorella Mannoia! La saluto e la ringrazio, Marida Frustaci”

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“Buonasera, mi chiamo Luisa Compagno ero alla presentazione del suo libro “Giuditta Levato” presso il padiglione di Colle Pizzuto (Frascati, n.d.r.). Vorrei chiederle dove posso trovare il suo libro, ne sono rimasta molto colpita. Grazie… Grazie per avermi risposto, dopo tanto ho ricevuto il suo libro in regalo. Mi è stato regalato da un’amica che in qualche modo ha letto nella figura di Giuditta Levato qualcosa che mi tocca molto da vicino la forza di combattere per tutto ciò che ci appartiene. Con forza e dignità senza mai mollare. Grazie”

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LIBRIAMOCI A SCUOLA – videoconferenza nel rispetto del distanziamento Covid-19.

Libriamoci 2020 “P. Levi” classi terze Scuola media – Marino – RM

http://www.libriamociascuola.it/sl/gestore.php?var0=sl&var1=4-appuntamenti&uniquecode=2020-01441&fbclid=IwAR2h_1c2jyh6RQyLonxlKAbYDEK-0YUv6Qe8TMAAHGvmU92tDHZFmfsiwhQ Libriamociascuola 2020-2021

http://www.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-c3570c08-b9a2-40a9-b3fd-69e8566f86f5.html

“Giuditta Levato, la contadina di Calabricata” di Lina Furfaro (Falco Editore, 2012)

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Lamezia, Aamod    presenta al Chiostro il libro di Lina Furfaro “Giuditta Levato – la contadina di Calabricata”

ARTICOLO “il Lametino.it” del 26 Giugno 2019
clicca il link per leggere l’articolo

http://www.lametino.it/Eventi/lamezia-aamod-presenta-al-chiostro-libro-di-lina-furfaro-giuditta-levato-la-contadina-di-calabricata.html

Frascati – FESTA DELLA DONNA AL PADIGLIONE SOCIALE DI COLLE PIZZUTO

di Carmelita Tripodi  www.Controluce.it 10 marzo 2019

Nella cornice campestre del Padiglione sociale di Colle Pizzuto, alla presenza dell’Assessore Alessia De Carli, si è tenuta una bella manifestazione dedicata alle donne. Gli scrittori: Lina Furfaro, Rita Gatta, Aldo Coloprisco e Basilio Ventura, ciascuno con un proprio intervento, hanno reso omaggio a tutte le donne e a una straordinaria figura femminile, in particolare. Lina Furfaro, attraverso il suo libro “Giuditta Levato “, ha fatto rivivere la storia di questa contadina calabrese, bracciante agricola , in rivolta verso lo sfruttamento del lavoro femminile e in favore dell’assegnazione della terra ai contadini. La donna verrà uccisa a causa delle sue idee rivoluzionarie, in anticipo per i tempi, sulle lotte sindacali di settore.

Il pomeriggio è stato infine allietato dal coro dell’Associazione” Musikè”, diretto dalla professoressa Lorena Morsilli.

L’ evento ha accolto altresì la mostra di quadri eseguiti dalla Signora Elisa Rianna, maestra d’arte, e dai suoi allievi, facenti parte dell’Associazione “ Realise “. Le due associazioni, proporranno i loro progetti nel quadro delle future attività promozionate “dall’ Associazione di quartiere” a favore dei residenti.


“Lettura avvincente dalle prime pagine, narrazione via via più intensa che si fa, alfine, romanzo storico. Rimandi continui al dialetto, usi, costumi e racconti di una terra “amara e bella”, affreschi suggestivi, tratti e ritratti pennellati con tale efficacia da evocare in chi legge immagini concrete e partecipate.
L’autrice, attraverso una ricerca attenta e con delicati accenti, ha dato voce a una donna quando ancora le donne non avevano voce”.

Ciampino, 27 giugno 2017           Prof.ssa Maria Antonietta Fantaccione


8 marzo 20178 marzo 2017: il significato profondo di un simbolo, un ricordo, una celebrazione in un piccolo e delicato omaggio a una grande, semplice donna che ha inciso con onore non soltanto la Storia del Meridione…                                                              Grazie  alla prof.ssa Amalia, ma soprattutto grazie ai ragazzi della scuola media “Luigi Pirandello” – I.C. “I. Falcomatà” di RC

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18 AGOSTO 2013 – grande folla per ricordare GIUDITTA LEVATO –

“Poco meno di un secolo fa, il 18 agosto 1915, nasceva Giuditta Levato, contadina stroncata dal colpo sordo di un fucile, quello di uno dei mezzadri del barone Mazza nelle campagne di Calabricata, oggi frazione di Sellia Marina. Giuditta Levato rappresenta la lotta ai soprusi dei latifondisti in un’epoca in cui la gente comune viveva del proprio lavoro di bracciante e per cui la terra e la prole costituivano le maggiori ricchezze.

È per questo motivo e quindi per la forte volontà degli amministratori locali di Sellia Marina, in particolare del primo cittadino Giuseppe Amelio, del sindacalista Bruno Gallella, dei cittadini stessi, del sindaco di Albi Giovanni Piccoli, che domenica scorsa, nel borgo di Calabricata è stata benedetta la stele proveniente da Sellia Marina dedicata a Giuditta Levato, tutto alla presenza di uno dei figli e di altri parenti della contadina calabrese . Una funzione liturgica, mancata a suo tempo, ha colmato un vuoto enorme con la partecipazione di un pubblico proveniente da diversi paesi del territorio. Gli interventi dei due sindaci, hanno ricordato quanto i due Comuni hanno fatto per mantenere nella memoria dei cittadini la lotta e l’ideale di Giuditta Levato, affinchè la sua morte non sia vana all’interno della storia della Calabria. Il segretario della Cgil di Catanzaro, Giuseppe Valentino esprime la sua commozione nell’affermare che finalmente Giuditta nata e morta nel Comune di Albi allora, Comune di Sellia Marina oggi, con il trasferimento del Cippo a Calabricata, è tornata a casa. Lina Furfaro, autrice di un romanzo storico su Giuditta Levato nel suo intervento ha messo in evidenza ancora una volta la protagonista del suo romanzo: donna forte non comune che ha lottato per dare dignita’ e terra ai braccianti agricoli.
Una storia quanto mai drammatica che porta alto il nome di una donna e il senso del suo insegnamento sociale: la rivoluzione messa in atto da una calabrese comune, che al momento del suo assassinio portava in grembo un figlio, ha per esito un’eco che non si esaurisce nel tempo. Ci dice Lina Furfaro, “Siamo qui per la forza della storia, la forza stessa di Giuditta che ha spinto a fare ricerche, a indagare, a scrivere. Occorre divulgare a tutti ma specie ai giovani nelle scuole, quanto si è fatto, l’azione personale di Giuditta merita!” – continua l’autrice del romanzo che sta avendo successo anche fuori della nostra regione – “E’ un passato che mi appartiene, che ci appartiene: le vicende della Calabria non possono essere ignorate da chi ne percepisce il profondo significato che si concretizza in un nuovo appello morale: la doverosa commemorazione della storia”. Il romanzo della Furfaro ha ispirato inoltre un dramma teatrale e durante la manifestazione l’attrice Ada Di Leone ha dato “un assaggio” del lavoro che vedrà Giuditta sulla scena quest’inverno”. Chiara Barbaro

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Articolo di Ilario Ammendolia sul settimanale La Riviera Domenica 16/10/2016
 16 ottobre 2016 Settimanale La Riviera articolo di Ilario Ammendolia16 ottobre 2016 Settimanale La Riviera articolo di Ilario Ammendolia

http://www.larivieraonline.it/giuditta-levato-quando-la-calabria-lottava-la-dignit%C3%A0

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Ed ecco la pagina di Wikipedia riferita a Giuditta Levato, con aggiornamenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Giuditta_Levato


Ancora nelle scuole in Calabria – 19 Agosto 2016  ore 19,00 Agnana – Consegna borsa di studio “Giuditta Levato”  Scuola media.

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SALA CROCIERA – COLLEGIO ROMANO – MINISTERO DEI BENI CULTURALI – Presentazione del romanzo – Grazie alla Direttrice Maria Concetta Petrollo per l’invito nella prestigiosa Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte.

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Presentazione DEL ROMANZO a COSENZA – Palazzo della Provincia


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Una delle testimonianze dirette concesse a Lina Furfaro durante le ricerche a Calabricata (Proseguite poi ad Albi, a Lamezia Terme Nicastro, a Roma, a Castiglione delle Stiviere…)

Testimonianze dirette

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CALABRICATA – SELLIA MARINA (CZ) LA FOLLA PRESENTE ALLA POSA E BENEDIZIONE DELLA PIETRA MONUMENTALE A GIUDITTA LEVATO: Commovente la partecipazione anche dai numerosi paesi vicini.

Dai Lettori ” ...il suo libro dedicato alla tragica vicenda di Giuditta Levato … inizia in un modo semplice, quasi dimesso, riportando il lettore in un mondo che sembra ormai lontano, dove convivono la miseria, la pochissima istruzione, ma anche una vita rurale impastata di dolcezza. Poi gli eventi esterni, spinti da una guerra che nessuno aveva né capito, né voluto, finiscono per avere la meglio. Mentre fanno uscire la protagonista dal suo mondo e riescono quasi a farla approdare ad una maggiore consapevolezza, la travolgono e la portano alla morte.

Così ho terminato di leggere il libro quasi con le lacrime agli occhi, cercando, sperando che continuasse oltre le fredde fotocopie degli atti ufficiali che sono riportate al termine del libro…”   

                                          Ingegnere e scrittore Franco Rizzi – Iseo


il mamilio2012 9 agosto
Il Mamilio – art. di Michela Emili

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IL ROMANZO “GIUDITTA LEVATO LA CONTADINA DI CALABRICATA” HA ISPIRATO ANCHE UN DRAMMA TEATRALE CHE HA AVUTO LA PRIMA A COSENZA
cop pieghevole Giuditta Levato
Immagine Pieghevole
pieghevole Giuditta Levato

L’assassinio di Giuditta Levato – Quadro di M. Arruzza –  Sala  ex Cons. Reg. Palazzo Campanella RC

Giuditta Levato Quadro Arruzza - Copia
Tela di Mike Arruzza “Sala Giuditta Levato” RC

Sala consiliare del Comune di Sellia Marina: 

“Giuditta Levato” dipinto del pittore Miglietta di Catanzaro Lido

pittore Miglietta Catanzaro Lido

22 ott pres Gdtt


Per non dimenticare Giuditta Levato, una pietra monumentale in memoria
18 Agosto 2013

https://www.catanzaroinforma.it/cronaca/2013/08/18/per-non-dimenticare-giuditta-levato-una-pietra-monumentale-in-memoria/57532/

Giuditta Levato era una contadina, in prima linea nella lotta per l’assegnazione territoriale che ha visto protagonisti gli agricoltori calabri dal 1943 al 1950, e per questo ci ha rimesso la vita. Giuditta aveva due figli e uno lo portava in grembo. Avrebbe partorito da lì a tre mesi. Ma Carmine e Salvatore questo fratello (o sorella) non lo hanno conosciuto: si è spento assieme alla sua mamma, colpita proprio al ventre. Sellia Marina vuole ricordare Giuditta Levato con una cerimonia che si terrà oggi, data del compleanno di Giuditta, a partire dalle 17.45 nella piazzetta di fronte alla chiesa nel borgo antico di Calabricata, dove è stata riposizionata una stele in memoria di Giuditta Levato, di fronte alla casa dove ha vissuto con la famiglia, dove è morta e dove poi sono cresciuti i suoi figli. L’evento è organizzato dal Comune di Sellia Marina in collaborazione con la sezione selliese della CGIL (presidente Bruno Gallella) e vi parteciperanno il segretario provinciale della CGIL Giuseppe Valentino, il primo cittadino di Sellia Marina Giuseppe Amelio e Giovanni Piccoli sindaco di Albi. Durante la serata sarà anche possibile ascoltare la storia di Giuditta direttamente dal figlio Carmine.

“La contadina di Calabricata Giuditta Levato (1915-1946) che ha profondamente segnato la nascita della democrazia calabrese nel dopoguerra, pagando un prezzo altissimo con il sacrificio della propria vita, merita l’intitolazione della piazza della storica contrada di Calabricata di Sellia Marina – afferma il consigliere comunale di Sellia Marina, Giuseppe Madia – Il trasferimento della stele che la ricorda, collocato a Sellia Marina negli Anni Sessanta, da un luogo ad un altro, in programma per il 18 agosto, è un fatto assolutamente minimale che non dà il senso della portata storica della vicenda che interessò Giuditta Levato (vicenda illustrata da diversi storici e oggetto di saggi e libri, l’ultimo dei quali scritto da Lina Furfaro- Falco Editore) né dell’importanza straordinaria del movimento per la conquista delle terre. Il decennio delle lotte contadine per l’assegnazione delle terre del latifondo (1943/1953) ebbe, infatti, nella giovane donna di Calabricata una protagonista indiscussa che deve essere indicata, soprattutto alle giovani generazioni, come un esempio esaltante. D’altronde, dopo l’intitolazione di una delle più belle aule del Consiglio regionale della Calabria a Giuditta Levato (2005), l’unico modo per omaggiare una figura storica divenuta un simbolo delle lotte per il lavoro, è quello – come si legge nella petizione firmata da 250 cittadini di Calabricata l’anno scorso – di intitolarle la piazza della frazione dove Giuditta Levato nacque e dove, nel novembre del ’46 fu assassinata dagli agrari.


Edizioni Controluce – Rivista Castelli Romani e Prenestini

8 Ottobre 2012

Tornare indietro nel tempo in una Calabria provata dalla miseria del primo conflitto mondiale, attraversando il Ventennio e veder di nuovo gli uomini partire per la seconda guerra mondiale, sciagurato epilogo di una dittatura ancor più sciagurata. Condividere il dramma di contadini privati del loro pezzo di terra e braccianti sfruttati da mezzadri avidi, forse ancor più dei loro padroni, latifondisti senza scrupolo che preferiscono lasciar terreni incolti, mentre la gente muore di stenti e di fame. Siamo a Calabricata nel Catanzarese e già dalle prime battute si sente vibrare di sdegno l’animo: il padre della protagonista viene deprivato del pezzo di terra per una somma irrisoria chiesta in prestito.

Così si apre lo scenario del nuovo romanzo di Lina Furfaro, Giuditta Levato, Falco Editore. Un romanzo che nasce da testimonianze dirette e ricerche d’archivio, proprio come il precedente lavoro letterario dell’autrice, La maestra Tita – Pellegrini Editore (2009). La protagonista alla quale è stata dedicata nel dicembre 2004, a 58 anni dal sacrificio estremo, l’ex-Sala consiliare della Regione Calabria è il simbolo della lotta contro le iniquità sociali che i braccianti riuniti in cooperative, forti dei Decreti Gullo, nel ’46 combatterono, ribellandosi ai latifondisti e cercando di riappropriarsi della terra. Vittima simbolica di anni, secoli di ingiustizia e prevaricazione verso quei contadini, servi della gleba sopravvissuti fino al XX secolo. Una donna, figlia, moglie, madre che non ha esitato ad esporsi in prima persona per rivendicare la giustizia, la libertà, la dignità dell’uomo, concetti ignorati dai benestanti e dai rassegnati villici calabresi. Una donna che viene barbaramente uccisa con il terzo figlio ancora nel grembo e al dramma si aggiunge altro dramma: quello dei figli superstiti, della sua famiglia smembrata. Leggerà il lettore quanto l’autrice, pur romanzando il racconto, sia riuscita a creare e riportare alla luce rendendo giustizia a una donna coraggiosa. L’ambientazione di una parte d’Italia arretrata, le locuzioni in stretto dialetto calabrese, puntualmente tradotto in note a piè di pagina, folclore, tradizioni e usanze, quotidianità: tutto concorre a trasportare chi legge nell’ambiente nel quale si vive e si svolge la storia. Non mancano riferimenti alla cronaca del tempo, leggi, decreti, guerre e trattati di pace, un’Italia ricostruita a stento e con molta lentezza soprattutto nel Sud. Ma lasciamo al lettore il privilegio di scoprire, commuoversi, indignarsi, immedesimarsi riga dopo riga, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, in un crescendo che lascerà qualcosa in ciascuno di noi anche dopo la fine del romanzo, dove avrà modo di documentarsi con l’autrice nella bella appendice ricca di foto e preziose documentazioni, prova del serio impegno di Lina Furfaro. Non resta che augurare una buona lettura a chi avrà in mano questo libro, del quale sono certa resterà ammaliato già dalla sua copertina: sullo sfondo ricco di crepe, simbolo di una necessità di ricostruzione, spicca l’immagine di Giuditta Levato con i suoi figli Carmelo e Salvatore, bella illustrazione di Chiara Barbaro. Sul retro, l’immagine simbolica di una pianta tipica della costa jonica calabrese, l’agave, scelta dall’autrice a simbolo della sua particolare peculiarità: fiorisce dopo trent’anni e poi muore, proprio come la coraggiosa protagonista del romanzo che non ha esitato a donare se stessa per veder rispettato quel senso di giustizia nel quale profondamente credeva.


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“ Giuditta Levato – La contadina di Calabricata “,  RECENSIONE DELLO SCRITTORE ALDO COLOPRISCO  

L’ultima fatica di Lina Furfaro, è un romanzo nel quale la scrittrice ha saputo dar vita a un mondo lontano, che ormai rimane soltanto negli occhi e nella mente delle generazioni più vecchie.   Man mano che le pagine scorrono e la storia si dipana ricca di fatti e di persone, e da essi ti lasci coinvolgere, incomincia a ben delinearsi la figura della protagonista, che viene presentata, pezzo dopo pezzo, non come un’icona da esaltare, ma nella sua evoluzione naturale, partendo dalla nascita e dall’ambiente in cui il destino l’ha posta.  E’ un mondo arcaico, fatto di miseria, di continue umiliazioni, di servitù, ma anche di fierezza e di onorabilità, di grande generosità e di rispetto verso gli altri e per se stessi in una società nella quale, in cima, si trova il barone, feudatario di tutte le terre, che vive in città o nei paesi evoluti della costa e che nessuno conosce, perché non si fa mai vedere: egli affida la cura dei suoi possedimenti al fattore, uomo di sua fiducia, portato da fuori provincia, energico, ricco di furbizia, il quale spesso, più che curare gli interessi del padrone, bada al proprio arricchimento; nel gradino più basso, in fondo alla scala, vivono i coloni.   “ La colonìa, – spiega Lina Furfaro -, era una forma di dipendenza e di impoverimento che si tramandava di padre in figlio…il colono doveva solo eseguire, altrimenti era costretto a lasciare l’appezzamento di terra senza spiegazioni da parte del proprietario…”. Da qui nascono servilismo e soggezione al feudatario e di conseguenza analfabetismo e rassegnazione.    Il romanzo mostra in maniera intelligente, senza stancare con lunghe osservazioni dotte o con pagine e pagine di documenti, la drammatica condizione della famiglia di Giuditta.   Anche il più piccolo episodio riportato, apparentemente senza alcun legame con la vicenda principale, serve alla scrittrice ad ambientare in maniera chiara e precisa la sua storia. Per questo l’opera è viva, realistica, impreziosita qua e là da espressioni dialettali tipiche dei paesi rurali della Calabria. Quei paesi ormai non esistono, travolti dall’emigrazione selvaggia e dai cambiamenti che si sono verificati dopo la fine della guerra. Le famiglie, allora, erano sì povere ma ricche di figli. Giuditta nella sua era arrivata per prima e a lei toccava allevare i fratelli più piccoli, badare alla casa e condividere le preoccupazioni dei genitori, soprattutto del padre, che fu costretto a disfarsi dell’unica ricchezza che possedeva, un pezzo di terra, per poter far fronte alle spese dell’imminente matrimonio della figlia. Salvatore Levato, il padre, era abituato a soccombere, a farsi spogliare dei suoi sacrosanti diritti, a subire il ricatto del fattore. Giuditta non si abituerà mai. Lei assiste all’umiliazione del genitore e interiorizza e una grande rabbia l’ assale e il desiderio di lottare contro quelle ingiustizie.     Avviene nell’animo della ragazza, con soluzioni finali ben differenti però, lo stesso processo che possiamo riscontrare nell’Antonello di “ Gente in Aspromonte “. Anche il pastorello di Alvaro subisce una serie di ingiustizie a cominciare dall’uccisione del cane, assiste all’umiliazione del padre contro cui il signore, Filippo Mezzatesta, scaglia il suo scarpone colpendolo al petto: in seguito, licenziato dal lavoro e ritornato a casa, troverà i genitori disperati, poiché i giovani Mezzatesta hanno bruciato loro la stalla e la mula. Antonello accumula ingiustizie su ingiustizie e alla fine si ribella. La nostra scrittrice, tuttavia, non commenta, racconta mischiando i fatti dei singoli con le vicende dei popoli. Il periodo fascista con i piccoli gerarchi di paese e gli echi carichi di funesti presagi che arrivano da piazza Venezia, si mescolano alle processioni dei santi e alle partenze per il fronte dei coloni e dei loro figli.

Lina Furfaro non si sofferma sulla sofferenza dei soldati contadini mentre combattono e muoiono; no, lei fa una scelta e allora descrive la guerra dalla parte delle madri, delle mogli, dei figli rimasti in paese. E’ in questi anni, durante i quali Pietro, il marito, è lontano, che Giuditta matura la sua ribellione che, però, non sfocia nella violenza come accadrà al personaggio alvariano che, per incontrare la giustizia e dirle il fatto suo, è costretto a diventare brigante. La ribellione della giovane donna non sarà mai violenta ma s’incanalerà in maniera democratica nel sindacato attraverso la Camera del Lavoro e il partito comunista. La fine della guerra ha riportato alle loro case gli uomini vivi e anche il soffio delle nuove idee che scuotono il piccolo mondo sonnolento di Calabricata. Il romanzo, potremmo dire, si rifà a quel filone narrativo della nostra letteratura post-bellica, che assume il nome di neorealismo e che presenta come protagonisti operai e contadini. Vedo, soprattutto nell’epilogo, una forte analogia con le vicende raccontate da Francesco Jovine ne “ Le Terre del Sacramento “. Anche lì i cafoni molisani lottano per la terra, la cui conquista parrebbe cosa fatta, perché la proprietaria, Laura Cannevale, ha promesso ai suoi contadini un contratto di enfiteusi perenne che, però, non viene rispettato: il protagonista Luca Marano e i suoi compagni di lotta vengono tutti uccisi da squadracce di fascisti. Sono pagine epiche, che si concludono con il lamento delle donne, le quali per tutta la notte piangono Luca Marano “ spada brillante! “.  Il racconto di Lina non è meno emozionante. Non c’è retorica nella sua prosa così viva e potente che diventa scultura: i personaggi riempiono la scena giungendo come onde di mare in tempesta, pronti a lottare con tutte le loro forze per quella terra incolta che un decreto ministeriale, emanato dal ministro dei contadini, un ministro calabrese, l’on. Gullo, che conosce bene la dura realtà delle campagne, assegna loro. In questa battaglia per l’esistenza, su tutti si erge Giuditta, questa donna vissuta nella povertà delle cose materiali, ma ricca di forza interiore, diventata combattente coraggiosa nella palestra della vita, punto di riferimento per tutti i suoi compaesani; lei, protesa alla conquista di quella terra che suo padre aveva tanto desiderato, lei sola sarà uccisa, e non per sbaglio, ma perché, più di chiunque altro, rappresentava il coraggio della lotta e il desiderio di riscatto dalla servitù in quel lontano dopoguerra.

Fu, dunque, un omicidio premeditato, anzi un duplice omicidio tra i più aberranti, perché insieme con la madre uccisero il figlio che portava in grembo. Giuditta morirà due giorni dopo in un letto d’ospedale, lontana dalla sua terra, lontana dal paese, lontana dalla sua gente e dai suoi figli. Le donne, compagne di lotta, non la veglieranno nella notte né grideranno:” Giuditta Levato, spada brillante! “. Non avrà neppure un funerale cristiano, lei cresciuta nella fede, così religiosa! E’ un desolante epilogo, degno di una tragedia greca in quella terra che proprio i Greci avevano reso opulenta e colta. Desolante è l’epilogo, ma Lina Furfaro con un colpo d’ala vola alto e a suggello della vicenda ci affida un messaggio di speranza, servendosi proprio delle ultime parole di Giuditta:” Compagno dillo…a tutti i capi e agli altri che io sono morta per loro, che io sono morta per tutti…”.

Un altro elemento che mi piace sottolineare, perché è importante per intendere a pieno la capacità narrativa d’interpretare la realtà della nostra autrice, sono le parti descrittive, in particolare del paesaggio, le quali vengono eseguite con arte raffinata e con la delicatezza di un animo avvezzo alla poesia. Giuditta è consapevole del valore del suo sacrificio e lo accetta senza rabbia, senza rancore, se ne va con la certezza che il seme della sua morte, piantato in quelle zolle bagnate dal suo sangue, presto germoglierà e diventerà spiga e coprirà tutti i campi di Calabricata e dell’intera Calabria. E’ un anelito che a distanza di quasi sessanta anni da quella dolorosa morte continua a rimanere speranza, perché quel messaggio in tutto questo tempo è rimasto negletto, nascosto ai giovani calabresi, la maggioranza dei quali ignora persino l’esistenza di una donna chiamata Giuditta Levato e morta anche per loro!    Il merito di Lina Furfaro è anche questo, aver tolto la polvere e le ragnatele degli anni alla figura di questa donna straordinaria e averla consegnata ai giovani calabresi e alle giovani donne, perché nutrano i loro cuori degli stessi sentimenti e degli stessi ideali che palpitarono in Giuditta.  Giuditta Levato- La contadina di Calabricata dovrebbe essere adottato come testo di narrativa in tutte le scuole della Calabria, anche come conoscenza di un mondo che non esiste più, ma che ha ancora tanto da insegnare alle nuove generazioni.

Quel mondo riappare così vivo nelle pagine del romanzo, soprattutto quello femminile: Le madri, le figlie, le nonne, le zie, le comari, le vicine sono tutte figure ben delineate, che riempiono i capitoli con i loro sospiri e le loro lacrime, con le loro risate e i loro silenzi, con le preghiere e le speranze, con i sogni che spesso svaniscono amaramente.   Lina Furfaro, ponendo al centro l’universo femminile, capovolge i ruoli tradizionali dell’uomo sempre protagonista e della donna solo comprimaria e, andando oltre il realismo alvariano e il neorealismo post-bellico, porta il discorso al tempo presente, alle problematiche femminili dei nostri giorni, dando così il suo contributo al dibattito che si svolge in Italia e nel mondo.   Leggiamo l’incipit del capitolo 21:” La primavera, lungo le alture della costa ionica, esplodeva con i suoi profumi di ginestra e di brughiera, più in basso, di zagara e di papaveri, che spiccavano, rossi, in mezzo agli altri fiori di campo, gialli. Tra i magici colori della natura, giungeva fino a Calabricata l’odore della brezza marina delicata e frizzante, filtrata dai pini maritmi e gli eucalipti posti nelle immediate vicinanze dell’arenile di Sellia “.   La terra con i suoi colori e suoi profumi e il mare in lontananza, con il suo occhio azzurro e la fresca brezza, sono descritti con la cadenza del verso e rappresentano i sogni dei contadini di Calabricata e in generale di tutti i calabresi. Quanto grano, quante patate e fave e ceci e fagioli si potrebbero produrre in quella terra! Invece, è lì, abbandonata come una bella donna negletta; e poi il mare che spunta da ogni angolo, oltre il quale ci sono le grandi città, c’è il lavoro e una vita dignitosa, tutto così lontano…

Bellissima Calabria, che rabbia che mi fai! Potresti avere tutto per ritornare agli antichi splendori; invece, sei la serva d’Italia, dileggiata da tutti e da tutti evitata come un’appestata, ieri oppressa dai baroni, oggi dai capibastone. Non hai pace; ma, se aspetti che siano gli altri a salvarti, ti sbagli. La lezione di Lina Furfaro ti indica la strada, ed è la strada di Giuditta Levato. Grazie, Lina.

                                                                Prof. Aldo Colopriscoscrittore e regista teatrale


“…Il lettore  avrà modo di constatare quanto l’autrice, pur romanzando il racconto, sia riuscita a creare e riportare alla luce rendendo giustizia a una donna coraggiosa. L’ambientazione di una parte d’Italia arretrata, le locuzioni in stretto dialetto calabrese, puntualmente tradotto in note a piè di pagina, folclore, tradizioni e usanze, quotidianità: tutto concorre a trasportare chi legge nell’ambiente nel quale si vive e si svolge la storia.   Ma lasciamo al lettore il privilegio di scoprire, commuoversi, indignarsi, immedesimarsi  riga dopo riga, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, in un crescendo che lascerà qualcosa in ciascuno di noi anche dopo  la fine del romanzo, dove avrà modo di documentarsi con l’autrice nella bella appendice ricca di foto e  preziose documentazioni, prova del serio impegno di Lina Furfaro.  Non resta che augurare una buona lettura a chi avrà in mano questo libro, del quale sono certa resterà ammaliato già dalla sua copertina: sullo sfondo ricco di crepe, simbolo di una necessità di ricostruzione spicca l’immagine di Giuditta Levato con i suoi figli Carmelo e Salvatore, bella illustrazione di Chiara Barbaro. Sul retro, l’immagine simbolica di una pianta tipica della costa jonica calabrese, l’agave, scelta dall’autrice a simbolo della sua particolare peculiarità: fiorisce dopo trent’anni e poi muore, proprio come la coraggiosa protagonista del romanzo che non ha esitato a donare se stessa per veder rispettato quel senso di giustizia nel quale credeva profondamente” R. Gatta

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Lina Furfaro a Frascati, meritati riconoscimenti

LINAFURFARO

09 febbraio 2013 – Pubblicato da Michele Concilio – Giornalista, scrittore, storico di Ciampino

“L’appuntamento nella Sala degli Specchi, a Frascati, di giovedì 7 febbraio, e di cui abbiamo dato notizia su questo sito in data 21 gennaio, ha dato conferma della notorietà raggiunta da Lina Furfaro, la scrittrice ciampinese d’adozione (originaria della Calabria).    Viva soddisfazione, infatti, ha espresso l’autrice al termine della serata in cui ha avuto modo di presentare la sua ultima opera “Giuditta Levato. La contadina di Calabricata”. Nella sala, in piazza Marconi, messa a disposizione dal Municipio tuscolano, Lina Furfaro ha illustrato il suo lavoro, utilizzando anche nella circostana una serie di 60 diapositive riproducenti immagini d’epoca della civiltà contadina calabrese che alla Furfaro hanno aiutato a ricostruire la storia dei paesi della Sila, l’ambientazione, cioè del romanzo imperniato sulla figura di Giuditta Levato. Folta la partecipazione di pubblico che ha occupato tutte le sedie disponibili e qualcuno è rimasto in piedi. Riportiamo questa nota, perché è una cosa che non sempre accade in manifestazioni di questo genere. Tra i presenti, una rappresentanza ‘qualificata’ di Ciampino, composta dall’assessore alla Cultura, Emanuela Gentile e dal funzionario Sandro Caracci. Molti gli scrittori ed i poeti, tra cui abbiamo notato Franco Campegiani, provenienti, come buona parte del pubblico, da varie località di Roma e dei Castelli Romani. Notevole pure la rappresentanza del mondo della scuola, anche in virtù del fatto che la Furfaro rientra nella categoria delle insegnanti, dividendo i suoi impegni e le sue passioni tra la famiglia, la scuola e la scrittura.

I lavori della serata sono stati introdotti, come moderatrice, da Rosanna Massi, direttrice della BASC (Biblioteca Archivio Storico Comunale) di Frascati che ha presentato la Furfaro come scrittrice dei Castelli, riprendendo in buona misura quanto da noi pubblicato e sul giornale e sul sito lo scorso mese. La poetessa Rita Gatta e lo scrittore Aldo Coloprisco hanno letto brani del libro di Lina ed hanno offerto ai presenti un’ampia panoramica illustrativa dei contenuti del libro, con commenti positivi e che hanno svelato magistralmente la valenza di quest’opera letteraria. Di questi due interventi, riportiamo in allegato i relativi contributi.

L’assessore Gentile, dopo aver ringraziato per l’invito ricevuto, oltre a complimentarsi per l’organizzazione dell’evento, ha ricordato che a Ciampino esiste una via dedicata a Giuseppina Levato (è una traversa di via Mura dei Francesi, in prossimità della via dei Laghi), come altre strade intitolate alle vittime delle lotte per i diritti civili.

L’autrice, infine, ha incentrato il proprio intervento soprattutto per spiegare come/perché è nato il romanzo, con una ricerca dei figli di Giuditta e altri personaggi legati in qualche modo alla storia, con numerosi viaggi in Calabria per raccogliere le testimonianze, ed ancora le ricerche nei diversi archivi di Roma e ancora Calabria alla ‘caccia’ di documenti fondamentali per una più esatta ricostruzione storica dei fatti traslati nel romanzo.

Prima del congedo, a sottolineare l’interesse suscitato dall’incontro, diversi interventi con domande o complimenti del pubblico e richieste da più parti di presentazioni del libro a Ciampino ma anche in altri Comuni. Non sono mancati gli omaggi floreali. E un fiore, spesso, dice molto di più delle parole.”

Emanuela Gentile Assessore alla Cultura Ciampino e -Aldo Coloprisco Scrittore
SALA DEGLI SPECCHI – FRASCATI – Giuditta Levato -EVENTO MOLTO PARTECIPATO da un pubblico proveniente da vari Comuni dei Castelli Romani e Amministrazione di Ciampino.
In foto alcuni familiari dell’autrice con l’amico scrittore Aldo Coloprisco –

CIAMPINO “Giuditta Levato, la contadina di Calabricata”  di Lina Furfaro  (dalla prossima settimana in edicola la seconda edizione riveduta, corretta e arricchita in appendice)

NATALE SCIARA :  Pier Paolo Pasolini aveva nostalgia e rimpiangeva la società contadina e patriarcale, ma di quell’Italia, altri scrittori del ‘900 ci hanno  fatto conoscere realtà di sottosviluppo estremo soprattutto riguardo alcune zone meridionali della nostra penisola; basti pensare a Corrado Alvaro, Francesco Jovine Carlo Levi, Ignazio Silone, testimoni diretti di realtà di una Italia allora poco conosciuta: luoghi che con l’avvento della società dell’automobile e dell’autostrada ora sono facilmente raggiungibili. Mondi un tempo appartati che sono andati mutando, cambiando le abitudini e i costumi di vita, ma il cui ricordo è ancora vivo.

Questo libro dal titolo “Giuditta Levato, la contadina di Calabricata”, è stato scritto da Lina Furfaro,  di origine calabrese al suo secondo romanzo (il primo “La maestra Tita”), ma con all’attivo anche pubblicazioni di altro genere come la monografia “Gerace. Il monastero di Sant’Anna”, oltre ad una sìlloge di poesie giovanili. Un romanzo scritto fuori tempo, come del resto è stato per Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, ma a differenza di quello, la Nostra ha attinto a testimonianze di persone che hanno vissuto quelle vicende. Un’opera che è costata tre anni di fatica, durante i quali l’autrice andava nel contempo portando avanti ricerche meticolose e accurate in archivi, oltre che testimonianze.

Un romanzo che definirei di carattere socio-storico-politico, che racconta la vicenda di Giuditta Levato e che è ambientata in Calabria nel versante Jonico della Sila, a cavallo tra le due guerre mondiali. E’ la storia di una contadina calabrese: dalla quotidianità  di una esistenza anonima e appartata svolgentesi in un contesto ambientale che costringe ad una vita di sposa e madre, vita dura, stentata fatta di sacrifici, poi anche privata della presenza del marito partito per la guerra, la giovane donna si fa protagonista di un avvenimento di ordine sociale che la proietta in una dimensione eroica.

La narrazione è avvincente e il romanzo permette di farsi una chiara idea di una zona dell’Italia meridionale tra le meno progredite in un periodo di arretratezza sociale che è quello fra le due guerre mondiali. Il  tragico episodio del quale è protagonista  Giuditta Levato, vuole essere testimonianza di quel clima di tensioni sospinte da ideali e voglia di riscatto che serpeggiava tra le popolazioni  dopo la dittatura fascista e nel Dopoguerra.  Da evidenziare che già con il suo primo romanzo “La maestra Tita”,  l’autrice aveva offerto il ritratto di una donna dalla forte inclinazione all’impegno sociale ispirato ad una etica del sacrificio e dell’altruismo, ed operante in contesti geografico-culturali alquanto difficili. Lina Furfaro ha dimostrato con ciò la sua vocazione al romanzo d’impronta socio-storica con protagoniste donne dal carattere forte, coraggiose e volitive.                                                                Natale Sciara Poeta

e organizzatore della Rassegna

"Colloqui sulla Contemporaneità - Martedì Culturali ''

Pro- Loco, Ciampino

Giuditta Levato La contadina di Calabricata (Lina Furfaro-Falco Editore)

2 ottobre 2012 di Angela Latella

Ai cittadini della postmodernità, Lina Furfaro con le 198 pagine del suo “Giuditta Levato- la contadina di Calabricata” offre una visione chiara del mondo rurale di una Calabria che più di ogni altra parte geografica della Penisola pagava il divario tra Nord e Sud,

http://www.calabriaonweb.it/2012/10/02/giuditta-levato-la-contadina-di-calabricata-lina-furfaro-falco-editore/

http://www.legalitaegiustizia.it/evento/giuditta-levato/

http://www.ntacalabria.it/catanzaro/lanpi-ricorda-la-figura-di-giuditta-levato.html

http://catanzaropolitica.it/anpi-incontri-su-giuditta-levato-e-immigrazione/

ANPI – Associazione Nazionale  Partigiani d’Italia: incontro su Giuditta Levato

Catanzaro – A 100 anni dalla nascita,l’11 agosto, a partire dalle 18.30, in piazza Pola, nel quartiere Lido, verrà ricordata la figura di Giuditta Levato, contadina di Calabricata uccisa da un guardiano assoldato dai latifondisti. Nel corso dell’incontro si parlerà, naturalmente delle lotte contadine per l’occupazione delle terre incolte… La manifestazione in ricordo di Giuditta Levato alla presenza della scrittrice Lina Furfaro e il suo libro, arricchito di recente con una seconda edizione, “Giuditta Levato la contadina di Calabricata”.

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Un libro su Giuditta Levato per ricordare i cento anni dalla nascita della contadina calabrese
  • Mercoledì, 12 Agosto 2015 09:01
  • Scritto da  Daniela Rabia

CATANZARO – L’A.N.P.I. ha organizzato presso la libreria Ubik di Catanzaro lido un incontro per presentare il libro di Lina Furfaro “Giuditta Levato. La contadina di Calabricata” edito da Falco. Si è voluto dedicare spazio alla figura di questa donna calabrese, una contadina nativa di Calabricata, dacchè il 18 agosto ricorrono i cento anni dalla sua nascita. Dopo l’introduzione del libraio Nunzio Belcaro ha preso la parola Pino Fabiano che si è soffermato sul contesto storico della Calabria di cento anni fa, sul ruolo della borghesia agraria e dei latifondisti cui erano contrapposti i contadini. Fabiano ha poi introdotto la figura della Levato, diventata tristemente celebre per essere stata la prima vittima della lotta al latifondo in questa terra. Da ultimo il relatore ha evidenziato come la riforma agraria di quegli anni fu solo uno strumento per anestetizzare il movimento dei contadini che subito si resero conto delle difficoltà e dei problemi portati dalla riforma. Molti di loro portarono le loro braccia nel triangolo industriale Genova-Torino-Milano. Fabiano ha infine ricordato le tante donne cadute nella lotta a San Giovanni, Melissa, a Petilia Policastro. A seguire Giuseppe Valentino, segretario della CGIL, ha definito il libro della Furfaro importante nella misura in cui fa rivivere la storia di questa eroica contadina. Il sindacalista ha parlato del lavoro, della terra, delle donne nel contesto odierno e in quello dei tempi della Levato che lottò per il lavoro, per acquistare un pezzo di terra, per far trionfare le sue idee. Umberto Ursetta, noto storico, si è occupato della parte processuale della vicenda, inquadrando la magistratura di cento anni fa, evidenziando l’avvento della Costituzione che con gli artt. 101 e 104 ha sancito l’indipendenza della magistratura soffermandosi sul periodo fascista e facendo riferimento alla sentenza inerente Giuditta Levato. L’ultima a parlare è stata l’autrice che, da insegnante, ha chiarito che il suo lavoro è rivolto principalmente alle generazioni dei giovani affinchè conoscano questa grande donna e si entusiasmino con il suo esempio di dignità. Un dibattito interessante con punte di commozione ha concluso la presentazione. La memoria è stata l’idea dominante del pomeriggio quella memoria, come afferma Goethe, vien meno dove vien meno l’interesse, quella memoria che è alla base del presente e del futuro.

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RC. Rigenerare la vita, coltivare la speranza: presentato il libro “Giuditta Levato – La contadina di Calabricata”  di ANGELINA ATTINA’ (riceviamo e pubblichiamo) – Occasione straordinaria di incontro e confronto al Consiglio Regionale della Calabria – Sala Giuditta Levato, sede scelta ad hoc proprio per i temi trattati in Rigenerare la vita, coltivare la speranza: Presentazione del libro “Giuditta Levato – La contadina di Calabricata” di Lina Furfaro; Il CIF, le donne e la loro storia- Inaugurazione Archivio Storico del Centro Italiano Femminile Provinciale di Reggio Calabria. Una pluralità di presenze a diversi livelli del CIF con i rispettivi presidenti: Giovanna Ferrara, Presidente Calabria, Angela Maria Assunta Laganà, Presidente provinciale di Reggio Calabria, Nella Barbaro, Presidente comunale di Reggio Calabria ed Antonietta Lazzaro Bazzano, Presidente comunale di Villa San Giovanni, ed ancora Simona Facciolo e Donatella Crimi.

Una riproposizione della memoria per proiettarsi al futuro, sfida, ricerca ed azione per il bene comune, per una Calabria migliore. E, partendo proprio dal sacrificio di Giuditta Levato, che rappresenta il coraggio della lotta ed il desiderio di riscatto, un grande monito: diffondere la cultura calabrese come percorso di conoscenza, arma ideale contro ogni forma di sopraffazione.

L’opera – biografia romanzata di Lina Furfaro è molto significativa a partire dalla copertina che riproduce sul fronte l’immagine di Giuditta Levato (1915 – 1946) con i suoi due figli in uno sfondo fratturato (come esortazione alla ricostruzione), sul retro splende invece l’agave, la cui peculiarità è quella di fiorire una sola volta nella vita dopo trent’anni per poi morire, proprio come la contadina di Calabricata che a 31 anni dona la vita per il rispetto della giustizia.
Un romanzo in stile neorealista – voce narrante, prospettiva, tematiche – guerra e contadini in lotta per la terra affidata loro dal Decreto Ministeriale Gullo, che esalta anche, con animo poetico, la natura, le sue grazie, le sue melodie.
Il testo dai valori epici descrive una realtà arcaica, a cavallo tra le due guerre mondiali, caratterizzata da servitù, umiliazioni e fame ma anche coraggio, orgoglio e rispetto.
Giuditta Levato condivideva le angosce dei suoi cari, principalmente del padre obbligato a disfarsi della sua terra, unica ricchezza, per sostenere le spese di matrimonio della figlia la quale, indignata per la disperazione del genitore, maturò la volontà di lottare per la redenzione del proletariato.
L’epilogo è desolante con la duplice morte della martire e del figlio che portava in grembo. Riecheggiano ancora le sue ultime parole dirette al sen. Pasquale Poerio: «Io sono morta per loro, sono morta per tutti. Ho dato tutto alla nostra causa, per i contadini, per la nostra idea; ho dato me stessa, la mia giovinezza; ho sacrificato la mia felicità di giovane sposa e di giovane mamma. Ai miei figli, essi sono piccoli e non capiscono ancora, dirai che io sono partita per un lungo viaggio ma ritornerò certamente, sicuramente. A mio padre, a mia madre, ai miei fratelli, alle mie sorelle, dirai che non voglio che mi piangano, voglio che combattano, combattano con me, più di me per vendicarmi …».

Lina Furfaro valorizzando la sfera femminile inverte la posizione dell’uomo tradizionale spesso protagonista e sposta il tema al presente. Tante sono oggi le donne che, come l’eroina della nostra terra, rappresentano l’emblema della ribellione ai sistemi impositivi di coloro che costringono prepotentemente al rispetto del loro potere, donne impegnate in pregevoli progetti ed attività evidenziando bisogni ed esigenze e promuovendo percorsi di sviluppo e libertà.
E Giuditta Levato, contadina di Calabricata, espressione di caparbietà femminile e di maternità spezzata, diviene principio rigenerante per ricostruire l’identità e ritrovare la speranza.
A 58 anni dall’uccisione, l’Ufficio di Presidenza della Regione Calabria decise, nel dicembre 2004, di intitolare a Giuditta Levato l’ex sala consiliare della Regione. L’allora presidente Luigi Fedele motivò: «In omaggio ad una donna che è stata protagonista del suo tempo, ma soprattutto in omaggio a tutte le donne calabresi abituate a lavorare sodo e spesso in silenzio. In omaggio a tutte le donne che sono uno dei pilastri fondamentali della nostra società …».

In rappresentanza della Regione Calabria, tra i saluti iniziali, è intervenuto all’incontro il Consigliere Regionale On. Candeloro Imbalzano.
Ringraziando per la pregevole iniziativa e per l’Archivio storico donato dal CIF, ha tracciato le linee chiave di congiunzione tra passato, periodo post-bellico, e presente, stesse incertezze, stessi disagi, stesse congiunture.

Presenti, tra gli altri, Maria Stella Ciarletta, Consigliera Regionale di Parità e Giuseppe Falcomatà.

Renata Melissari, ad apertura convegno, ha manifestato ammirazione per le donne del CIF da sempre attive nel sociale e per l’impegno di studio e ricerca di Lina Furfaro dove tradizioni popolari e realtà si fondono per divenire “storie”. Si è soffermata in particolare sulle capacità socio – antropologiche dell’autrice, sulle figure e sui fatti poco riportati dalla storiografia ufficiale. Un grande Patrimonio culturale che racchiude espressioni, simboli, comportamenti, usi della tradizione e devozione popolare, propri delle comunità contadine.

Affascinante è stato il reading letterario della poetessa Rita Gatta. Alcuni tra i tratti salienti:
I trimila liri – Il fattore si rivolge al padre di Giuditta: «Qua hai le tre mila lire. Semini e ogni anno mi dai la metà del raccolto. Il prestito l’hai avuto in cambio della proprietà della terra, un pezzetto di terra che coltiverai come colono …»
La festa – Durante la processione del Santo Patrono, Giuditta e la sua famiglia incontrarono zia Peppa, una donna buona con un carattere particolare. Basti pensare che sull’altare quando l’arciprete le chiese: «Vuoi tu sposare Loici?» Ebbe l’ardire di rispondere: «Nossignori, è patrima chi ‘bboli!»
Tensioni e disordini – La guerra aveva causato troppi sconvolgimenti sociali. Tutto il 1945 fu un anno di agitazioni con problemi di ordine pubblico registrati all’Arma dei Carabinieri …
Pubblicazione Decreto Gullo – Art. 1 «Le associazioni dei contadini, regolarmente costituite in cooperative o in altri enti, possono ottenere la concessione di terreni di proprietà privata o di enti pubblici che risultino non coltivati o insufficientemente coltivati …»

Perché/Come nasce il libro?
È l’autrice Lina Furfaro, insegnante di origine calabrese residente attualmente a Ciampino (RC), a raccontarlo.
Con visibile emozione ha esordito: «Siamo qui per la forza della storia, la forza di Giuditta che mi ha spinto a fare ricerche, ad indagare a scrivere»!
L’idea nacque proprio nella Sala Giuditta Levato in occasione della presentazione di un altro suo libro “La maestra Tita”, incuriosita dalla grande donna ed osservando il dipinto di Mike Arruzza “L’assassinio di Giuditta Levato”.
Il suo discorso è stato accompagnato da immagini videoproiettate raccolte dagli archivi, dalle testimonianze, dalle foto scattate durante il percorso di redazione del libro, immagini di altri tempi, una Calabria antica con persone umili, ma sorridenti.

La seconda parte del convegno: Il Centro Italiano Femminile, le sue donne e la sua storia è stata coordinata da Angela Maria Assunta Laganà, Presidente Provinciale di Reggio Calabria del CIF.
Dal passato al presente, dal coraggio di Giuditta Levato e dalle lotte dei contadini alle donne di oggi, capaci di trasformare avversità in forza, donne intrise di cultura e di idee, donne per la crescita e civiltà.

Tra le testimonianze, di rilievo quella di Antonia Lanucara, presente all’inaugurazione della Sala Giuditta con la Commissione Regionale Pari Opportunità.
Un intervento il suo incentrato sulle discriminazioni e su un potere al maschile, società odierna che esclude i saperi e le sensibilità, penalizzando le donne. Occorre, a suo dire, una cultura di rottura per salvare l’umanità. L’esempio di Giuditta va attualizzato e sia punto di riferimento anche per la legge elettorale per consegnare una Calabria coraggiosa alle donne e agli uomini.

Altra interessante testimonianza è stata quella di Vilma Iaria.
Di impostazione economica, ha affrontato il tema della terra ed i suoi valori.
Nel raccontare le gesta di un altro esempio di donna da trasmettere alle nuove generazioni, la catonese Brigida Postorino, si è soffermata in particolare nell’amore di Dio come punto di partenza e nell’amore per il prossimo come punto di arrivo.

La terza parte dell’incontro è stata riservata all’inaugurazione dell’Archivio Storico del Centro Femminile Italiano provinciale di Reggio Calabria.
Hanno relazionato Vittoria Inurso, in sostituzione di Erika Vettone che ha curato anche l’archivio di Napoli, Sara Scarpelli e Francesca Tripodi, Soprintendente Archivistico.
L’Archivio, che nel 2008 ha ricevuto la dichiarazione di interesse storico particolarmente importante dalla Sovrintendenza archivistica per la Calabria, è costituito da una parte ordinata e schedata (746 fascicoli in 46 buste, 1400 fotografie) ed una non ordinata (60 buste).
L’archivio conserva la documentazione (registri, fascicoli, agende e fotografie) prodotta dall’Associazione dalla sua istituzione nel 1946.
Nella sua storia ha percorso diversi filoni di attività, ma il suo maggiore contributo alla ricostruzione del dopoguerra è stato dato con l’istituzione di una fitta rete di asili nel territorio provinciale e al contempo con l’organizzazione di corsi di formazione rivolti alle donne. L’altra costola di attività è data dall’assistenza antitubercolare e medica in generale.

Le conclusioni al Presidente Regionale CIF per la Calabria, Giovanna Ferrara che ha anche moderato l’intero dibattito: «È necessario mantenere la memoria di tali identità, tasselli imprescindibili della storia calabrese, un Patrimonio comune. Oggi la donna vive le stesse difficoltà di un tempo, occorre raccogliere le testimonianze del sommerso, anche storie sconosciute devono divenire storia e cultura. La strada è lunga e faticosa, tanti i nuovi obiettivi da perseguire”

RADIO3 RAI.IT         http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-c3570c08-b9a2-40a9-b3fd-69e8566f86f5.html   VIDEO – Cortometraggio di Domenico Raffa http://www.arcoiris.tv/scheda/it/14458/      Regia: Domenico Raffa detto MimmoProduzione: Blu Sky CabaretSceneggiatura: Mimmo RaffaFotografia: Roberto CanzonieriCostumi: Blu Sky CabaretMusiche: Mimmo MartinoMontaggio: Fabio PellegrinoSuono: Mimmo MartinoCast: Angela Costantino, Kyara, Peppe Pino, Nino Scorziello.                                                             

PRESENTAZIONE A COSENZA – PALAZZO DEL GOVERNO 8 NOVEMBRE 2013 CON PAOLO TRAMONTI,  LUIGI SBARRA, TONINO RUSSO E L’EDITORE MICHELE FALCO.

Molto partecipato l’evento di Cosenza dedicato alla biografia romanzata di Giuditta Levato, nel Palazzo neoclassico del centro storico che rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura meridionale del XIX secolo, sede della Provincia di Cosenza.

PRESENTAZIONE A COSENZA - PALAZZO DEL GOVERNO