Diario 1916-1918 Ferruzzano

Il volume riproduce fedelmente il diario scritto da una maestra d’asilo, Lina Sarri. Trascrizione del Diario a cura di Lina Furfaro

http://www.animi.it/notizie.do?Attivit%E0%20di%20formazione%20%2D

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ATTIVITA’ DI FORMAZIONE 30 NOVEMBRE 2016 / 14 DICEMBRE 2016  relatrice Lina Furfaro -ANIMI ROMA E LUMSA – INCONTRO CON GLI STUDENTI PER PRESENTARE IL DIARIO ANNUALE 1916-1918  Ferruzzano di L. SARRI – Casa dei Bambini Montessori -ANIMI –   

In ricordo di un amico storico, scrittore… Luigi Zuzzi.

“Carissima Lina,

ho letto in questi giorni il diario di Lina Sarri 

È veramente bello, delicato, ti fa scoprire un mondo; la tua fatica per tirarlo fuori da un archivio e farlo rivivere tra noi ha dato un bel risultato, è stata una e bellissima idea.

È bello in particolare raffigurarsi le immagini di quella campagna e di quell’aula, di quei bambini che cercano un contatto continuo con la loro maestra, un contatto continuo con i poveri, ma efficaci strumenti di lavoro che la scuola gli mette a disposizione; vivere i sentimenti di quei bambini, ma anche di quelle povere madri sole, in angoscia per i loro mariti al fronte, in angoscia per mettere insieme il pranzo e la cena per sé e per i loro bimbi, in angoscia per la loro difficoltà a volte a comprendere, a stare al passo con le trasformazioni che la scuola sta determinando sui loro bambini.

Ma è bello anche entrare in contatto con la molla che muove tutta l’azione di quella maestra e con la sua capacità di dono.

L’esercizio del silenzio me lo ricordo (l’asilo dalle suore ha lasciato il segno), ma non conosco quello di camminare sul filo. Ed ancora una domanda: la tecnica di far manipolare modellini di lettere e numeri è quella grazie alla quale raggiunse l’apice del successo internazionale la Montessori? Se pensi sia così quella maestra Lina stava all’avanguardia perché se non mi ricordo male il successo della Montessori era contemporaneo a quegli anni.

Oggi ho preso in mano il tuo romanzo storico “La Maestra Tita”, ma … mi sono fermato all’esergo… non potevo farne a meno: dovevo capire meglio chi era quell’uomo che aveva scritto quella frase e che non conoscevo (I miei studi hanno solo sfiorato il tuo campo d’interesse).

Il risultato è stato un post sulla mia pagina Fb ed un WU a mia figlia (figlia unica che mi ha regalato tre splenditi nipotini e che a Roma-S.Lorenzo ha fondato un’associazione, La Gru, che si occupa di sostegno alla maternità ed hanno aperto una casa dei bimbi). Sara lo conosceva, mi ha subito telefonato e ne abbiamo parlato molto al telefono.

Ovviamente in calce al mio post ho ringraziato l’autrice de “La maestra Tita” che mi ha fatto sfiorare quel grand’uomo.

Maestra Tita che mi farà compagnia nei prossimi giorni di questo agosto finora soffocante e che spero che nel finale non impazzisca con le solite piogge esagerate.                                            A presto, Luigi “            24.11.’47  – 25.10.2022

Citazioni in saggi  2018  Maria Montessori Giustizia e bisogni speciali

Bibliografia del testo

  A cura di Paola Trabalzini

Citazioni in testi di Pedagogia Casa Editrice La Scuola Brescia: Prof. Vincenzo Schirripa “L’Ottocento dell’alfabeto italiano”  2017

 http://www.morcelliana.net/saggi/3416-l-ottocento-dell-alfabeto-italiano-9788826500416.html

 

Locandina Ferruzzano Diario 1916 Lina

LUMSA LIBERA UNIVERSITA’ MARIA SS.MA ASSUNTA ROMA:  D.SSA CINZIA CASSANI SEGR. ANIMI, LINA FURFARO, ON.LE GERARDO BIANCO PRESIDENTE ANIMI già MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

Presentazione 20 agosto 2016 Borgo Antico Piazza della Memoria Ferruzzano (RC) Trascrizione del Diario a cura di Lina Furfaro

Presentazione 20 agosto 2016 Borgo Antico “Piazza della Memoria” Ferruzzano (RC) Trascrizione del Diario a cura di Lina Furfaro (nella foto da sinistra:  Maria Romeo, Rosy Perrone, Lina Furfaro, Silvana Pollichieni)

Diario annuale 1916-1918

Ferruzzano

Grazie alla prof.ssa  Marisa Romeo, collega e amica, sindaco di questo paese, per l’invito  a presentare questa sera il libro di Lina Furfaro, Diario annuale 1916-1918- Ferruzzano.

Le rimpatriate estive dei tanti nostri emigrati al nord sono momenti di festa, di condivisione, di ritorno alle antiche tradizioni ma acquistano maggiore valore quando riservano un po’ di spazio anche alla storia e alla cultura dei propri paesi. Pertanto complimenti  a chi ha avuto questa bella intuizione di dedicare una calda serata estiva alla memoria, ad una piacevole  riflessione su chi eravamo, sulle nostre  radici, di cui si dovrebbe mantenere il ricordo  per apprezzare di più il presente e guardare al futuro con maggiore consapevolezza.

Ma un grazie particolare va all’amica Lina Furfaro, ormai scrittrice  affermata, che io stimo molto come educatrice instancabile ed appassionata, nel cui curriculum c’è un elemento molto importante per me e penso anche per voi: è stata  una parrocchiana di don Santo, come la presenta il vostro concittadino Giovanni ad un abitante di Ferruzzano, mentre visita il vostro paese, ma io aggiungo non una semplice parrocchiana ma una collaboratrice di don Santo come educatrice dei bambini dell’ACR, dell’AC , è così che ho avuto modo di conoscerla e di apprezzare il suo spirito di servizio e la capacità di accompagnare i bambini nel cammino formativo.

Ho già avuto il piacere di presentare il suo romanzo storico La maestra Tita e già in quella occasione ho sottolineato la bravura di Lina Furfaro come storiografa, perché attraverso i protagonisti dei suoi romanzi  ci aiuta a ripercorrere un po’ la storia della  nostra terra, facendo memoria di tanti personaggi e vicende da riconsegnare alla storia, come Giuditta Levato, la contadina di Calabricata o l’indagine storiografica, sua prima fatica, sul monastero di clausura femminile basiliano di S. Anna in Gerace, fondato durante l’episcopato del grande Barlaam II di Seminara, maestro di greco del Petrarca. Un amore per la sua terra che non tralascia neppure quando con  Cuccioli e Cuccioli , altra sua opera, consegna ai giovanissimi lettori, dai 9 anni in poi, come si legge in copertina, paesaggi bellissimi tra i monti della Calabria. Non ho letto il suo ultimo libro, una voluminosa cronaca storica su Rocca di Papa, luoghi adesso più vicini  a lei, ma sicuramente ci sarà una ricostruzione chiara e affascinante, frutto di una ricerca seria e puntigliosa.

Per questo quando ho ricevuto l’invito della prof.ssa Romeo non ho saputo dire di no, prima ancora di leggere il testo trascritto da Lina Furfaro, ben sapendo  che anche quest’opera mi avrebbe  aiutato a colmare qualche  lacuna sulla storia locale.

L’opera di cui parliamo questa sera è, infatti, il frutto della  curiosità e dell’interesse di Lina Furfaro per la storia del nostro territorio, curiosità che la porta a spulciare negli archivi per ricostruire pezzi di storia, per dare vita a personaggi ormai sepolti dall’oblio e sconosciuti alla nuove generazioni, perché come diceva Bernabei, del passato recente in Italia si parla poco e dalle nostre parti, aggiungo io, ancora meno. ‘E questa la caratteristica della nostra Lina: la ricerca archivistica .

Come ho già avuto modo di dire, sulle ali della memoria si ricostruisce un pezzo di storia con i suoi avvenimenti ma soprattutto con i suoi personaggi , che evocano altri personaggi che hanno fatto la storia della nostra terra e di cui ci eravamo quasi dimenticati. Come ci ricorda Marisa Romeo citando Cicerone “ historia… vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis, la storia è vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità. Nella premessa de “I promessi sposi” Manzoni fa dire all’anonimo che la storia fa rivivere i morti e con loro gli avvenimenti da trasmettere ai posteri;  con la sua Ricerca del tempo perduto Marcel  Proust ci dimostra che la memoria volontaria riesce a ricostruire il passato, per cui il tempo non è più perduto ma ritrovato ; insomma la letteratura , specialmente il romanzo storico, riesce a farci riappropriare di un passato, spesso dimenticato e che, se conosciuto, rinvigorisce l’identità, il senso di appartenenza, l’amore per le cose che ci appartengono  e per le quali vale la pena spendersi ancora .

Nella ricerca che Lina fa presso l’archivio dell’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (da qui l’acronimo ANIMI), nata nel 1910 come leva di lotta alla povertà, raccogliendo le richieste  dei giovani che avevano partecipato ai soccorsi dopo il terribile sisma del 1907, scopre una chicca, come lei stessa afferma, : il Diario annuale 1916-1918, scritto da  Lina Sarri , una giovane maestra nata a Roma, di cui apprendiamo pochissime notizie biografiche attraverso il diario, durante la sua esperienza lavorativa a Ferruzzano come insegnante: uno spaccato di storia quotidiana del triennio scolastico 1916-18, un prezioso gioiello che non poteva restare nascosto e di cui la nostra scrittrice comprende il valore : siamo in pieno conflitto mondiale e in Italia si sperimenta una nuova pedagogia , il metodo educativo di Maria Montessori, che rispondendo all’invito dei coniugi Franchetti, dopo il terremoto di Reggio Cal.  si adopera per la creazione nelle sedi più disagiate della provincia di R.C. di Case dei bambini, scuole dell’infanzia che avevano lo scopo di rendere i bambini protagonisti di un cambiamento sociale. Come sottolinea il prof. Misiani, docente di storia contemporanea all’Università di Teramo, collaboratore  e socio dell’Animi, si trattava di un grande disegno riformatore: “le maestre creano un movimento intellettuale per formare una società dove i bambini fossero protetti dalla violenza e dal male. La casa dei bambini doveva essere il mondo del gioco capace di proteggere i piccoli dalla realtà orribile della Guerra, dalla povertà e dalla violenza”

Di fronte ad una così importante opera educativa nei confronti dei bambini Lina Furfaro sente la necessità di far conoscere questo Diario che trascrive fedelmente.

Come la maestra Tita , la protagonista del suo primo romanzo storico, una delle maestre degli Asili per l’infanzia, sorti nell’entroterra, tra Locri e Ricciardo di Grotteria, grazie all’Opera Diocesana Asili (ODA), simbolo delle tante maestre rimaste sconosciute, pur avendo svolto ruoli educativi importanti, anche Lina Sarri, l’autrice del Diario, è una donna forte, coraggiosa, volitiva, innamorata del suo lavoro, consapevole della sua missione educatrice di un’infanzia bisognosa ed abbandonata  a se stessa, che sa affrontare la vita con determinazione. La sua storia non è molto dissimile da quella di tante altre maestre dell’epoca che ogni giorno lottavano con i disagi, le ansie e le preoccupazioni che quel lavoro comportava Ma questa volta il personaggio è reale: la maestra Lina Sarri è una giovane che  lascia la propria terra per scendere in un Sud povero, da ricostruire anche culturalmente. Un’emigrazione al contrario rispetto a quella di cui saremmo stati protagonisti  negli anni ‘70 per andare ad insegnare al Nord, e che continua ancora oggi, pur tra mille polemiche, di cui veramente non riusciamo a comprendere la ragione, visto che abbiamo fatto in tanti questa esperienza, rincorrendo non un posto sicuro, come accade oggi,  ma anche una supplenza provvisoria, tra grandi disagi.

Trattandosi di un diario utilizzato come strumento interno rivolto ai responsabili del programma , le notizie sono a volte scarne, si tratta di informazioni puntuali attraverso le quali si vogliono registrare i progressi formativi dei bambini, ma leggendo attentamente, restiamo affascinati dall’attualità di alcune intuizioni che mi piace condividere con voi.

La maestra Sarri vuole Avviare l’animo dei suoi bambini al bello e al buono  anche attraverso la semplice cura di un piccolo giardino o un mazzolino di papaveri e spighe di grano, cose semplici ma che riescono a ingentilire il cuore di grandi e piccini. Dei semplici tovaglioli messi insieme formano una tovaglia, un portafiori al centro dei tavoli  ed ecco il bello, a cui i bambini presto si abituano.

Quanto mi piace stare con loro,  dice la maestra Sarri,  guardando i suoi bambini, riconoscendo che il suo è un lavoro da amare, come asserisce chiunque abbia  a cuore l’educazione , un lavoro che

non trova ricompensa adeguata se non nella gratificazione per gli obiettivi formativi raggiunti.

Ci affascina in modo particolare la lezione del silenzio, di cui ci piacerebbe sapere di più; in un mondo in cui ormai tutti urlano, sembra sempre più difficile apprezzare  i benefici dell’ascolto, del tacere al momento opportuno, il piacere dell’ascoltare il silenzio, con tutti i benefici che lascio a voi immaginare: maggiore spazio alla riflessione, all’osservazione di  ciò che ci circonda, al rispetto dell’altro…

La maestra Lina considera uno dei primi elementi dell’educazione “ringraziare ad ogni piccola cosa che viene loro data”, anche Papa Francesco, nella Laudato si’, consapevole dei mali che affliggono la società attuale, si sofferma sull’importanza di coltivare le buone maniere, dando molta responsabilità alla famiglia, perché è proprio  nella famiglia che “s’impara a chiedere permesso senza prepotenza, a dire “grazie” come espressione di sentito apprezzamento per le cose che riceviamo, a dominare l’aggressività o l’avidità, e a chiedere scusa …” (LS 213)

Ed ancora quanto attuali ci sembrano le parole della maestra Lina quando dice che “il difficile compito scolastico dovrebbe estendersi oltre la cerchia delle mura della scuola , dovrebbe agire nelle famiglie, ma senza violenza, dolcemente…” Chi svolge il difficile compito di educatore sa bene  quanto sia difficile oggi creare sintonia  tra famiglia e luogo educativo, sia esso scuola, oratorio, palestra e quant’altro, le invasioni di campo sono sempre più frequenti e spesso si dimentica il vero scopo dell’azione educativa, chiunque sia a svolgerla: la formazione integrale di persone.

Una sola maestra per una classe di 56-58 bambini di cui ben 32 maschi…
Ed infine i tanti piccoli gesti che denotano genuinità nel rapporto con la maestra che nel tempo imparano  ad amare: la piccola Marianna arriva a scuola con la bambola vestita di nero,  un modo particolare per esprimere la sua solidarietà nei confronti della maestra che ha perso il fratello, un gesto che va oltre le parole .

Il diario ha un secolo ma constatiamo come l’amore che sta alla base di ogni processo educativo è sempre lo stesso.

Tante le domande che la lettura di questo libello, come simpaticamente lo definisce la prof.ssa Romeo, lascia al lettore, curioso di sapere qualcosa di più  della maestra Sarri:  dove ha continuato ad insegnare? quale destino hanno avuto le Case dei bambini sparse per il territorio? chi finanziava queste strutture? quale ricordo ha lasciato nei piccoli ospiti della casa di Ferruzzano, una volta divenuti adulti?  e nelle loro famiglie? Dal diario sembrano contente di vedere i propri figli capaci di leggere e scrivere in tenera età. E molte domande ancora su un pezzo di storia di questo paese, la storia  di cento anni fa.

Che significa camminare sul filo?

Dove si trova Donnangela? Cos’erano i fuselli? Il pranzo è fornito dalla scuola?

Dai libri di Lina Furfaro  abbiamo potuto conoscere il grande contributo di associazioni pubbliche e private, di tanti intellettuali, come Umberto Zanotti Bianco, i coniugi Franchetti , il Vescovo Perantoni, Giuditta Levato , che hanno profuso impegno e dedizione a favore dell’infanzia e dei bisognosi in termini di protesta, di propaganda, di aiuti concreti; abbiamo conosciuto l’opera svolta nei nostri territori dall’ODA, dal CIF, Comitato Italiano Femminile , con gli asili fatti sorgere in alcune zone del nostro territorio,  dall’ANIMI, dai moti contadini, azioni tutte volte ad affrontare  l’ignoranza, la miseria, i soprusi, la violenza, in maniera concreta e non solo con le  parole.

Oggi le associazioni si sono moltiplicate, i convegni si accavallano, i progetti  nascono come funghi, ma in molti casi siamo autoreferenziali, ci chiudiamo nei nostri “salotti”, soddisfatti delle analisi puntuali, delle denunce pubbliche, di urla di indignazione che tacciono  nello spazio di poche ore, di fiaccolate, di programmi stilati che ci auguriamo altri attuino, o, ancora peggio, ci arrabbiamo con chi evidenzia i mali della nostra terra, esprimendo, invece,  soddisfazione perché in fondo  tutto va bene. Può sembrare  una constatazione  amara, ma  se ci pensate abbastanza vicina alla verità.

La cultura e la scuola sono e rimangono gli strumenti più efficaci su cui investire risorse umane e materiali”. Queste parole di Lina Furfaro ci sembrano le più appropriate per concludere questa piacevole conversazione, convinti come siamo che la cultura rende liberi e porta l’uomo a sapersi orientare nella vita con scelte altrettanto libere, anche se a volte dolorose, ma che lo portano ad essere cittadino consapevole ed attivo, scevro da pregiudizi ed interessi personali,  pronto a guardarsi intorno con spirito critico, a spendersi per il bene comune. L’associazionismo può fare tanto, non demandiamo alla sola politica la soluzione di tutti i problemi, non lasciamo soli chi tenta di fare concretamente  qualcosa, non limitiamoci alle belle rimpatriate, da qui siamo partiti, che ci scaldano il cuore ma lasciano tutto inalterato. Serate come questa oltre al piacere dell’incontro, devono spronarci a fare, ad essere operativi, ad impegnarci in prima persona con proposte concrete, perché piccole iniziative possono diventare grandi opere. Di questo impegno oggi c’è  bisogno: assegniamo questo compito alle nuove generazioni alle quali, però ,consigliamo di non rottamare tutto, dal passato possono imparare molto.

Umberto Zanotti Bianco artefice della costruzione dell’asilo, nel suo diario, come ci svela Lina Furfaro, dice: “lo studio è l’unico dovere che so compiere… ma mi tormenta il desiderio di azione”.

Lasciamoci tormentare dal desiderio di buone azioni se vogliamo migliorare la nostra storia.                                                                             Grazie a tutti

Silvana Pollichieni

 Ferruzzano, 20 agosto 2016

Diario di L. Sarri 1916 1918 Ferruzzano

Presentazione del Diario

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Il volume riproduce fedelmente il diario scritto da una maestra d’asilo, Lina Sarri, come strumento interno, rivolto ai responsabili del programma. Racconta la vita di una Casa dei Bambini  creata in un paese alle pendici dell’Aspromonte orientale, Ferruzzano. Siamo nel triennio 1916-1918 con l’Europa immersa nel Primo conflitto mondiale. E’ merito della Furfaro averne compreso il valore intrinseco ai fini della sua pubblicazione. E’ una testimonianza unica sui primi esperimenti di una nuova pedagogia, in un racconto di grande efficacia narrativa.  La maestra racconta della vita di una Casa dei bambini, un centro dominato dalla pace e la bellezza, ispirato al metodo rivoluzionario di Maria Montessori.

In Italia in questi decenni si svolge un interessante dibattito che ha al centro il rapporto tra educazione e formazione della personalità autonoma rispetto al controllo sociale. Esce il volume dell’americano John Dewey Democrazia ed educazione, fonte di ispirazione di molti piani educativi. In questi anni la pedagogista stava sperimentando le prime scuole nel quartiere popolare di Roma, San Lorenzo, e nel mondo rurale. Il tema dominante è la volontà di ricomposizione della complessità linguistica, sociale e culturale nel linguaggio universale dell’infanzia. Abbandonerà presto questo filone per rivolgersi a ceti della media e alta borghesia eppure la pedagogia sociale deve molto a tali esperimenti. Questo filone di educazione dei bambini prosegue nel settore dell’insegnamento primario nel Mezzogiorno con rilevanti risultati fino agli anni Sessanta e la sconfitta dell’analfabetismo.

Dopo il terremoto di Reggio del 1908, Maria Montessori aderisce all’invito dei coniugi Franchetti di adoperarsi per la creazione di Case di Bambini nella provincia di Reggio Calabria.  La provincia diviene laboratorio di politiche di educazione degli adulti e dei bambini. Nel 1910 nasce l’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia sotto la presidenza di Leopoldo Franchetti che diverrà attore strategico  di un movimento di pedagogia attiva come leva di lotta alla povertà che raccoglie la spinta dei giovani che avevano partecipato ai soccorsi dopo il terribile sisma.  Il vero animatore delle iniziative dell’Associazione in Calabria è Zanotti Bianco, che si trasferisce sul posto e promuove iniziative di risveglio culturale. Insieme con lui è Gaetano Salvemini che collega l’interesse del Mezzogiorno a un programma politico meridionalista. L’ANIMI costituisce internamente un gruppo di studio affidato al pedagogista Giuseppe Lombardo Radice che durante la Grande Guerra segue i contadini-soldati sul Fronte come ufficiale addetto alle comunicazioni nell’esercito. L’asilo nasce grazie ad un finanziamento internazionale ed è eretto nel 1915, secondo un disegno architettonico che riflette la moderna scienza pedagogica. Ciò che mi preme sottolineare è il valore politico e morale della scelta di investire nel settore dell’educazione a tutti i livelli.

Il diario ha cento anni ma poteva essere stato scritto di recente, sia per l’uso delle parole,  e anche per le notazioni sui bambini. Il racconto è a tratti avvincente, e comunque non perde mai di tensione narrativa dal principio alla fine ed in definitiva segue un canovaccio  chiaro che rispecchia i problemi dell’adattamento del modello educativo. Segue 50 bambini dal loro ingresso a 3 anni in uno spazio comune (la casa dei bambini) fino al loro ultimo giorno quando sono pronti per andare alla scuola primaria. Il risultato finale soddisfa le aspettative della maestra. Il metodo Montessori di apprendimento e di auto-educazione appare completato con successo. Il protagonista nascosto del diario è la maestra, “la signorina” per i bambini. Chi è? A quale gruppo sociale appartiene? La storia sociale delle maestre costituisce un filone di grande interesse della storia contemporanea ed in particolare questo tema riguarda la scrittura di genere. Sappiamo che è originaria di Roma, ha appreso il metodo della Montessori. Ma non sappiamo perché ha deciso di andare in un piccolo centro del Sud lontano dalle condizioni e le abitudini di vita borghesi che offriva la capitale. Sappiamo che a Ferruzzano vive da sola, è indipendente e autonoma. Dal diario emerge una forte motivazione e una sensibilità personale nel selezionare gli episodi da ricordare, le parole da includere ed anche i momenti bui. Il progetto è iscritto nel programma di costruzione dell’italiano con il coinvolgimento  dei dialetti e delle culture analfabete ed è orientato all’universo dell’infanzia che aderisce ad archetipi universali. L’apprendimento serve a rendere il bambino libero di esprimere se stesso, i suoi anni e le sue emozioni. Il diario sceglie di stare dalla parte di chi entra nel mondo e si confronta con il dramma della guerra e il problema della crisi del Mezzogiorno. E’ merito della curatrice aver portato alla luce, attraverso il racconto della maestra di Ferruzzano, un grande disegno riformatore che poneva in primo piano l’idea dei bambini protagonisti di un cambiamento sociale ed inclusione territoriale.  Le maestre creano un movimento intellettuale per formare una società dove i bambini fossero protetti dalla violenza e dal male. La casa dei bambini doveva essere  il mondo del gioco, capace di proteggere i piccoli dalla realtà orribile della Guerra, dalla povertà e dalla violenza.

Il diario si presta ad una molteplicità di letture; è una storia della Grande guerra vista dalla parte dei bambini che sono costretti a vivere senza i loro padri inviati a combattere; racconta dell’impegno civile nel Mezzogiorno di grandi intellettuali come Zanotti Bianco o Franchetti che sperimentano un programma di intervento culturale; è il racconto di una maestra e dello sforzo pionieristico di adottare il metodo Montessori nelle regioni del Sud rurale con un tasso di analfabetismo altissimo; ma è soprattutto il racconto dei bambini nella fase della formazione della personalità e dei primi apprendimenti scolastici.

Il diario racconta di un’infanzia, in un tempo dominata dalla paura della guerra e dalla difficoltà della vita materiale delle famiglie. Le vite sono spesso segnate dal dolore e dalla sofferenza. Ma questo dato negativo non vince mai. Soprattutto domina la forza universale e prorompete del mondo infantile. L’apprendimento della parola e della scrittura è strumento per comunicare con i padri che sono lontani ed anche per esprimere le proprie emozioni ed affetti verso i familiari.  L’igiene e la pulizia del corpo non è solo una regola di vita sociale ma è anche amore di se stessi, è riconoscersi come parte di una comunità. Il racconto ripercorre tre anni fondamentali della vita dei bambini. Ne viene in controluce una storia favolosa, nel senso letterale del termine. A dominare sono i sentimenti dei bambini, i loro sogni e le speranze. Attraverso di loro emergono i valori degli affetti dai fratelli e i genitori.

Il luogo “centrale” del racconto si sposta dall’aula scolastica alla vita famigliare. L’esperienza dell’accudimento nell’asilo produce una ricomposizione dei problemi esterni. Al contempo il ruolo dell’educatrice è di intervenire per fare da ponte tra lo Stato e la famiglia, per dar voce al disagio dei bambini. In tal modo la casa dei bambini diviene una istituzione di supporto alle famiglie. Questo aspetto è riconosciuto dalle madri che portano i figli a scuola, anche contro le loro resistenze. E’ il segno di un cambiamento culturale in atto nella società italiana. La maestra comprende che la scuola ha il compito, fin dall’infanzia, di combattere il mito della forza e della violenza  a favore della cultura della legalità. Un giorno la maestra riesce a combattere il mito del brigante Musolino, esaltato da un bambino che aveva portato in classe un ritratto. Il senso di estraneità dell’Aspromonte allo Stato è combattuto dalla maestra con i metodi nuovi della pedagogia. Riesce a convincere i bambini dando loro un’altra immagine e in cambio ottiene la rinuncia al loro primo interesse. In generale la realtà che si trova davanti è luminosa. Il racconto dei bambini induce ad un senso di ottimismo e di leggerezza. L’ottimismo e la fiducia dominano sulla paura della morte. Il mondo dell’infanzia è dominato dai fiori e dai giochi, dalle sorprese dei cambiamenti della natura. Il diario termina nel luglio 1918 con queste parole di commiato:  “La grande opera sviluppata con pazienza, dolcezza e maggiormente con fede trasforma completamente i bambini”. I bambini hanno avuto fiducia nella loro maestra e si sono fatti accompagnare per mano all’uscita verso una tappa nuova della loro esistenza. Il tempo dei giochi è terminato ora inizia il periodo della scuola. Ferruzzano diventa così il sogno di tanti bambini che hanno vissuto una medesima esperienza e possono portare dentro la fiducia verso il domani.

Prof.  Simone Misiani

Università di Teramo

Docente di Storia contemporanea

Collaboratore e socio dell’Animi

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Prefazione Ferruzzano sindaco M. Romeo pag 1 di 3

prefazione del Sindaco di Ferruzzano Maria Romeo pag 2 di 3

prefazione del sindaco di Ferruzzano Maria Romeo pag 3 di 3